The Old Haunts

The Old Haunts – Poisonous Times (Kill Rock Stars, 2008)

Da noi l'aura di maledizione un po' puzzona che ti porta ad essere un indolente testa vuota, stando alle ultime proiezioni demografiche, è  finita agli ultimi posti dei desideri dei giovani rampanti neo yuppies d'accatto che guidano le classifiche locali. Ne è rimasta traccia in alcuni stomp degli Zen Circus, i Mojomatics non ci si sporcano mai le mani e la scena garage blues mi è troppo oscura per poter illuminarmi la giornata. Così se voglio tenermi su il morale con una sonora surfata ghiotta di intemperanze non posso far altro che rivolgermi a ristampe o al mercato d'oltreoceano.

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Princesa – J.P. (Madcap Collective, 2008)

Come dicevamo, in generale quando si parla di Madcap si parla di folk o comunque di canzoni con tutti i crismi della canzone, affrontati in modo diverso a seconda del musicista ma canzone è e resta. A differenza di Rottin, Princesa si trova in ambiti tutt'altro che lo-fi e parlerei di canzoni ben rifinite, smussate e patinate in modo da essere ampiamente fruibili. Depressione che regna sovrana ma anche stralunamento, alla Nick Drake? Anche, ma direi che soprattutto quando le canzoni rimangono sulla ballata morbida, l'eredità sia quella di Arthur Lee o gente del genere, non dico che sia paternità verificata tramite esame del DNA, magari si tratta semplicemente di aver ereditato quel tipo di stile da altri che qualche bel viaggio sui dischi dei Love, dei Beach Boys e altra gente di quel periodo se l'è fatto.

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Centenaire – S/T (Chief Inspector, 2007)

Devo essere onesto, sentendo melodie facili e giri canticchiabili mi sono subito immaginato fosse la solita menata di disco melodico che è indie perché non riesce ad essere pop per sfiga, ma non è per nulla così. Già al primo ascolto sono rimasto colpito dal gusto nell’uso della melodia a da come dei pezzi scarni in cui solitamente le voci viaggiano su non più di tre o quattro strumenti (e spessissimo senza un vero impianto ritmico). Solitamente poi i gruppi poppettosi scarni oltre a risultare la copia carta carbone di questo o quel gruppo finiscono per diventare tediosi in meno di nulla, invece i Centenaire giocano davvero bene con poche carte ed hanno un gusto che per quel che mi riguarda li fa allontanare dall'aurea mediocritas.

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Pajo – 1968 (Drag City /Wide, 2006)

Ci sono nomi che spesso compaiono qua e là, quasi per caso e in sordina, poi, facendo un rapido bilancio scopri che questi nomi li ritrovi accreditati in alcuni tra i dischi che più hanno segnato i tuoi ascolti: uno di questi nomi è sicuramente David Pajo, chitarrista eclettico di Lousville presente in gruppi fondamentali quali Slint e Tortoise e, in seguito amico, di Will Oldham con il quale ha scritto qualche manciata di canzoni memorabili. Pur suonando in gruppi così diversi fra loro, negli anni lo stile chitarristico di Pajo è diventato unico e riconoscibile.

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