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Visti e sentiti: cronaca frammentaria di un’estate in musica

Senza pretese di essere esaustivi, un rapido excursus su quanto ci è capitato davanti agli occhi (e nelle orecchie) in questi mesi. Non molti nomi, in effetti, un po’ perché le vacanze sono pur sempre vacanze, un po’ perché la proposta in giro non è che fosse propriamente imperdibile: sono mancati gli appuntamenti che, a nostro parere, valessero l’ormai alto prezzo della benzina. Mesi di magra, dunque, non solo dal punto di vista meteorologico.

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Drink To Me: ovvero, piccolo manuale della sobrietà

Arrivati da poco al secondo disco, Brazil, recensito qualche tempo fa qui sulle pagine virtuali di Sodapop, i piemontesi Drink To Me provano a ripercorrere le tappe del percorso che li ha portati dallo stamparsi i CDr in casa a fare un disco per Unhip, affermata realtà di quella che una volta veniva chiamata "musica alternativa" e oggi (o era ieri?) indie rock.

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Drink To Me – Brazil (Unhip, 2010)

Brazil, secondo album del trio eporediese, segna un’evoluzione netta rispetto al precedente Don’t Panic Go Organic. Abbandonate quasi completamente le chitarre, sono i sintetizzatori a padroneggiare: un Crumar DS2 modulato su suoni aggressivi e rotondi e un Micro Korg spesso filtrato da un delay, a creare grooves ipnotici e grassi, sostenuti dagli esuberanti ritmi della batteria e di un basso spesso in irruenti vesti fuzzate, a cui si mischiano gli strambi arrangiamenti elettronici del Tenori-On, un sequencer dall’incomprensibile funzionamento.

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Drink To Me/Edible Woman – Split 7” (Smartz, 2009)

Smartz, etichetta canavesana da anni coinvolta in produzioni hardcore e d.i.y. (C.O.V., Distruzione, Arturo, Belli Cosi, Kafka, tra gli altri), da qualche tempo a questa parte pare tendere ad un ventaglio di produzioni sempre più eterogeneo (vedi tra le ultime cose: Treni All’Alba, Bob Corn, X-Mary, Red Worms’ Farm). L’uscita n. 45 del catalogo oltre a confermare in pieno questa tendenza, contiene in se un’altra novità: è la prima produzione targata completamente Smartz, ovvero che non si avvale del circuito d.i.y. ma presenta sulla copertina del 7” esclusivamente il proprio logo, quello dell’omino che si ciba del suo stesso cervello. Detto questo, la scelta di abbinare gli eporediesi Drink To Me ai fanesi Edible Woman appare azzeccata, entrambi i brani, pur con le dovute differenze, sono tenuti in piedi dalle tastiere, più psichedelico e carico il primo e più tendente al groove e minimale il secondo, ma in generale si possono trovare dei tratti comuni e l’insieme delle due entità sullo stesso pezzo di vinile ha decisamente il suo senso.

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