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Speedy Peones – Karel Thole (Shyrec, 2010)

Finalmente un dischetto estivo come si deve, di quelli capaci di ricordarti che, aldilà di afa e lavoro, ci sono altre ragioni (buone, ragioni) per sudare… roba con alla base quel po’ di garage sufficiente a farti ancheggiare schiaffeggiandoti ritmicamente le chiappette (sto parlando di voi: io certe cose proprio non le faccio), base su cui con naturalezza si appoggiano chitarre sferraglianti vicine alla scuola skin graft (diciamo dalle parti di Chinese Stars, band davvero molto vicina, per attitudine e suoni, a questi peones) e tocchi acidi d’elettronica.

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What Cheer? Brigade – We Blow You Suck (Anchor Brain, 2010)

Posso tranquillamente ammettere di non avere grandissimi sogni nel cassetto, soprattutto per quanto riguarda le mie aspirazioni di musicista fallito. Questo relativo vuoto di traguardi non mi impedisce la cruda ammissione delle mie scarse qualità come causa di preclusione di una serie di progetti che mai vedranno la luce. Di questa discografia immaginata il pezzo forte è sicuramente la marching band. Di solito questi abbozzi di desideri più o meno segreti si infrangono contro la dura realtà che qualcuno sta già facendo meglio quello che vorrei fare. E i What Cheer? Brigade lo fanno in maniera decisamente superiore a qualsivoglia mia possibilità di definizione.

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Made In Mexico – Guerrilaton (Skin Graft, 2008)

C'è qualcuno, nel folto e preparato pubblico di Sodapop, che creda ancora in Babbo Natale? Poche mani vedo, bene. Alla Befana? Su le mani, forza! All'innocenza della nostra classe politica? Sempre pochi, bravi. Lasciamo perdere la verginità di molte spose. Ma in Weasel Walter? Chi crede ancora nel vate del noise demente, motore di molte delle produzioni uscite dall'armadietto chicagoano della Skin Graft? Nessuno immagino. E si che aveva voce in capitolo prima di diventare un fumetto di se stesso. Allora, se, per Natale o per festeggiare il genetliaco del vostro Flying Luttenbachers preferito, vi siete regalati una console ludica con annesso Guitar Hero II, sarete, sicuramente, già stati toccati dall'ipotesi che possa avere anche ragione.

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The Chinese Stars – Listen To Your Left Brain (Three.One.G, 2007)

Mi sa che questa volta, il cervello se lo sono bevuto del tutto, i nostri beneamati Chinese Stars. Consigliano, dunque, di concentrarsi sulla parte analitica del nostro saper fare, quella che guida le capacità di conoscenza materiale dei processi logici del pensiero. Ma non erano tutti sudore e carnazza, poi? Nel pezzo su cui verte il giochino del titolo, Left Brain, dicono di non seguire nè la parte destra nè quella sinistra, ma solo il corpo, quando sei fuori il venerdì sera. E mi sa che è proprio lì il problema. Negli altri sei giorni, e il resto del venerdì è compreso, questi quattro manici di intelligenza si sono veramente seduti ad un tavolino e hanno preso la decisione di seguire la parte sinistra: come conseguenza delle analisi svolte in tal guisa hanno depennato le pulsazioni animali dalla loro musica. Che se andiamo a vedere era l'unica realmente pregna di significato tra le eredità dello scioglimento degli Arab On Radar.

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