La Teiera Di Russell – NMR (DreaminGorilla/Scatti Vorticosi/Vollmer/Tanto di Cappello, 2015)

Un fitto tessuto di parole mutuate da situazioni non musicali, questo l’intro – e l’outro – di NMR, primo lavoro de La Teiera di Russell.
Già. Proprio Russell, il buon vecchio Bertrand, il filosofo neopositivista. Quello, appunto, della teiera nell’universo messa lì per spiegare il concetto dell’esistenza (o meglio, non esistenza) di Dio. Ebbè. Mica un nome a caso, penso. Toccherà far roba all’altezza di cotanto personaggio tirato in ballo, penso. E infatti, sì.

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Monaci Del Surf – S/T (Inri, 2012)

Frizzantissimo terzetto perfetto per l’estate che non vuol decollare. In un mondo civile questi tre wrestler messicani (o di Mirafiori?!) riuscirebbero a vivere della propria musica suonando a matrimoni, cresime e addii al celibato, invece in questa età polverosa e irriverente sono quasi certo che debbano campare con occupazioni più remunerative e forse meno stimolanti. Noi ce li godiamo ad ogni ora e con qualsiasi temperatura come un aperitivo vigoroso, consci che la totale italianità e ironia del terzetto spazza via completamente gli arzigogoli pseudo-intellettuali di gente come Calibro 35 o Ardecore.

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Ronin – Fenice (Audioglobe/Tannen, 2012)

Riprende la saga dei Ronin, senza un cambio vero e proprio, ma con un lavorio incessante verso uno stile che teme pochi rivali, specie dopo l’acclamatissimo Lemming. Una sorta di album di Matt Elliott, quello, senza che Matt Elliott canti mai (nemmeno Il Galeone). Il progetto di Bruno Dorella affronta, fiero e romantico, la nuova sfida con un cambio di line up, l’ingresso alla batteria di Paolo Mongardi ( Zeus!), e la consueta giostra di ospitate (fra cui: Enrico Gabrielli dei Calibro 35, Nicola Manzan e lo stesso padre di Bruno, Umberto Dorella, all’organetto nell’unico brano cantato, It Was A Very Good Year). Si apprezzano le stilettate di brani strumentali, in ammollo ben bene dentro Morricone e la cultura mediterranea (Jambiya), che trascendono il semplice post rock/slowcore finendo col creare quell’atmosfera unica, quasi vintage, che ben conoscete se avete già ascoltato un disco dei Ronin.

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Junkfood – Transience (Parade/Trovarobato, 2011)

Parade è la costola della Trovarobato che si occupa di dare visibilità a musiche che presso l'etichetta madre difficilmente troverebbero spazio: semplificando siamo in prossimità di certo jazz di confine, lontani dalla forma canzone. Con già all'attivo, fra gli altri, Der Maurer, lavoro solista di Enrico Gabrielli di Mariposa e Calibro 35 e l'esordio degli Hobocombo, di cui avrete letto a più riprese su queste pagine, ci propone ora l'album dei bolognesi Junkfood.

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