Gli Imperdibili – Vado A Vivere Da Solo (Autoprodotto, 2014)

“Scusa Diego ma a volte mi interrogo sui tuoi gusti”. Forse ha ragione Andrea: ascolto musica di merda. Non mi piacciono i Led Zeppelin, i Beatles mi annoiano e i Guns mi fanno letteralmente cagare, ma poi grido al miracolo se salta fuori una band di scappati di casa come gli Imperdibili. Lo so, stento a crederci persino io, ma non mi va di raccontare palle soltanto per darmi un tono. La musica, dal mio modesto punto di vista, è sempre stata una questione di cuore più che di testa. E se un disco mi piace lo dico e lo scrivo senza problemi. Certo l’EP Vado A Vivere Da Solo (titolo da 10 e lode) – 8 pezzi in 18 minuti (ma soltanto perché la title track ne dura più di 3) – non è certo un capolavoro o un album epocale; belin fin lì ci arrivo persino io.

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Orval Carlos Sibelius – Super Forma (Clapping Music, 2013)

Si dice che dei dischi non bisognerebbe mai parlarne in forma personale, ma quando in qualche modo si rimane coinvolti, mi sembra un percorso obbligato scriverne in questo modo. Trovo importante e forse fondamentale ascoltare i dischi in tutte le possibili occasioni, per riuscire a cogliere al meglio le diverse sfaccettature che possono nascondere. Partendo così dall’ascolto in cuffia, passando a quello seduto in poltrona o mentre si sistemano gli altri dischi sparsi per casa, per finire con l’ascolto da automobile. Ed è proprio in macchina che un bambino di quattro anni (nel caso specifico mio figlio), mi chiede se il disco che stavamo ascoltando era dei Beatles.

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Shonen Knife – Pop Tune (Damnably, 2012)

“Quando le vidi la prima volta dal vivo, mi trasformai in una isterica ragazzina ad un concerto dei Beatles“. Queste parole furono pronunciate da Kurt Cobain in persona a proposito delle giapponesi Shonen Knife. Band di sole donne che da queste parti magari non è conosciutissima, se non da qualche esperto coi capelli brizzolati, ma vanta dal 1981 quasi una ventina di album e concerti a fianco di The Breeders, Nirvana (appunto) e le L7 (che nel 1990, tra l’altro, hanno partecipato assieme a Sonic Youth alla compilation tributo del gruppo dal nome Every Band has A Shonen Knife Who Loves Them).

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The Strange Flowers – The Grace Of Losers (Autoprodotto, 2011)

Dai che non sono fuori tempo massimo per parlare dell’ultimo disco affidatomi nell’ormai anno scorso. Non lo sono neanche gli Strange Flowers che, da Pisa con furore, propongono la loro ultima creazione, The Grace Of Losers, caratterizzato da un pop intriso di suoni molto molto sixities. E’ molto probabile che non manchi fra i quattro Fiori Strani un fan dei primi Yardbirds o Small Faces o Monkees (R.I.P. Davy Jones) o Kinks o una qualunque band iniziante per ‘The’ in bilico tra caschetti e semiacustiche e il freakbeat-garage, dato che non manca davvero nulla a questo album per essere più che apprezzato da chi valuta positivamente il genere – Hemerick G., A Million Words To Say – . Anzi, dirò che non sono neanche tanto velati pure dei riferimenti alla scena MADchester dei primi anni ’90 – Evelyn’s Face o Mary Ann’s Dream Factory sembrano nate per essere suonate da John Squire (a proposito… vero che lo sapete che gli Stone Roses si sono riuniti e tornano in Italia a fine Luglio?).

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