Ryoji Ikeda – 21/03/2015 Interzona (Verona)

Pochi eventi ma buoni, aveva annunciato l’Interzona per questa nuova stagione. Sul pochi avrei da ridire – semplicemente per il fatto che gli impegni della vita impongono di selezionare e inevitabilmente perdere qualcosa – sul buoni, nulla da dissentire: dopo Pere Ubu e Miles Cooper degli Akron/Family sono annunciati Dead Meadow, Daedelus, Kode9 e Thee Oh Sees. Questa sera, intanto, è di scena Ryoji Ikeda. Direi che non c’è male.

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scaruffi

Rock And The City – L’Anno Che Venne E Se Ne Andò

Siamo tutti qui – non è il Braccobaldo Show, ma poco ci manca – alle prese col consueto rito, sempre meno divertente, delle playlist di fine anno. Ogni addetto (e una discreta quantità di interdetti) ai lavori si balocca con la compilazione di liste ed elenchi, pronto da qui a dieci anni a rinnegare i suoi dischi preferiti tra le risate generali. Nulla di male, non fosse che oggi, nella confusione delle migliaia e migliaia di uscite (se interessa, ho ascoltato per piacere, gloria o dovere qualcosa in più di un par di centinaia di dischi dell’A.D. 2006, e non la scarico la musica, io), si finisce per focalizzare inevitabilmente una linea di stile o editoriale in ogni caso parziale: chi li ha sentiti TUTTI i dischi usciti quest’anno? Solo Piero Scaruffi, e mica ci metterei la mano sul fuoco (cito spesso Piero perché ad ogni invocazione il Grigis ripone un soldino in un vaso di Nutella vuoto, come fanno le mamme morigerate e prudenti coi figli facili all’ingiuria; una volta pieno, l’intero staff di Sodapop andrà alle Cinque Terre per uno sciacchetrà).

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sborhart

Rock And The City – Freak è Davvero Così Chic?

Del baccano gonfiato a steroidi di carta e inchiostro chiamato new (weird) folk si comincia, complice lo scorrere impietoso delle lancette, a tirare le fila e vederne esibita la corda. Per un Devendra Banhart che gioca al raffinato vagabondo su Vogue e disegna custodie di chitarra per Dior (chissà che ne pensano i fantasmi di Bolan e Drake…) e le cinguettanti Coco Rosie attese alle forche caudine del terzo album, quanto compreso nel mezzo mostra finalmente la sua vera identità. Ovverosia quella di un indirizzo stilistico che, nelle sue propaggini più sperimentali (e in larga parte indigeribili), ha come premessa la fuga dall'asfissiante metropoli e una conseguente ricerca di (ri)unione con la natura selvaggia.

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