STROMBOLI – Exiles (digital ep, Depths, 2021)

Facendo qualche calcolo sono più di 10 anni che in qualche modo ascolto le opere di Nico Pasquini, prima coi Buzz Aldrin e poi con il suo progetto personale, Stromboli. Quarta uscita con questo monicker per l’etichetta inglese Depths Records e, inutile girarci intorno, quarto centro. Nulla di epocale ma eleganza, cognizione, stile, personalità. Quasi una certezza sottotraccia, a testimoniare in questo caso dei rimandi ad un esilio che pare essere un’orbita solitaria e personale sulla luna, con un’assenza di luce ed un pulsare di fredda grigia materia. Il sound è granulare, caldo e vibrante, quasi come se fossimo dei piccoli insetti alle prese con degli enormi rumori che rilasciano onde che ci scuotono a terra. I ronzii, i feedback, le pulsazioni, i bassi. Tutto appare estremamente semplice e nitido, nucleare nella sua compattezza. Da Odd Scenario ad Unseen il suono ci avvolge, mentre è Sub Stasis a batterci, con sferzate cosmiche e sciabordii sintetici. La materia è pulsante ed impegnativa, ma mai ostica, calibrata in un equilibrio tra melodia e rumore praticamente perfetto. Ecco, forse non troviamo in Exiles una rivoluzione ma a chi importa? Agli altri? Alla società? L’esilio, sia esso scelto od imposto è una condizione che implica sempre e comunque una definizione di se stessi, del proprio ruolo e del proprio percorso. Questo è Stromboli, lo sono Alterations ed Escapology, vie di fuga attraverso materie di un’altra densità rispetto alla nostra. A volte si affonda, a volte si plana, seppur a medio regime mai ci si placa ma si sinsiste, scavando. Dentro Nico ribolle materiale lavico, che si indurisce a seconda dell’ambiente che ritrova. Siatene ricoperti, godetene, Non vi deluderà, ineluttabile. Potrei lanciarmi in iperboli come di un Paul Jebanasam folk o di una Eliane Radigue statica. Non lo farò, aspettatevi soltanto Nico Pasquini più solido che mai.