Spread – Anche I Cinghiali Hanno La Testa (Il Verso Del Cinghiale, 2009)

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Intitolare ai cinghiali il proprio CD mi appare come il segnale di un atteggiamento genuino, un approccio spontaneo e senza troppi filtri intellettuali alla materia musicale. Non è difficile incrociare cinghiali dalle mie parti e basta un giro in bicicletta in collina, o una passeggiata in cerca di funghi per incontrare le tracce di questi simpatici ungulati, pozzanghere che fungono da abbeveratoio, il sottobosco rivoltato dai loro nasi in cerca di vermi. Un'animale non troppo fine insomma, che nell'immaginario popolare evoca immagini di forza, appetito, distruzione, intelligenza grezza. Dico questo perché gli Spread, da Bergamo, mi ricordano a modo loro gli aspetti più naif di questo animale, e i boschi dove abita.
Da un punto di vista musicale mi ricordano invece i Soundgarden, le camice a quadri, il grunge e certo stoner zona Queens Of The Stone Age, che riescono a miscelare con una sensibilità musicale vicina alle cose degli Afterhours. Forti di testi interessanti, suoni potenti e un gran gusto nella costruzione dei riff i quattro bergamaschi dimostrano, nei trenta minuti di musica che compongono il CD, di riuscire a mantenere un equilibrio tra potenza hard rock (Tum L'Aspirapolvere) e raffinatezze acustiche (Flambè). Forse le parti che mi colpiscono di meno sono quelle che, complice il cantato in italiano, si avvicinano maggiormente agli Afterhours, anche se gli Spread hanno la capacità di indurirle a dovere, come accade in Cova L'Arabia. Tocco finale, un’inaspettata cover di Tom Waits che non stona in questo disco, selvatico come i cinghiali a cui pare dedicato.