Spock’s Beard – Octane (SPV/InsideOut, 2005)

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Per carità, non vi inganni la pompa di benzina! Non siamo dinnanzi agli ennesimi imitatori dei Kyuss né tanto meno a nuovi inquilini di High Street. Magari! No, continuiamo piuttosto ad esplorare il variegato ed insidioso mondo della InsideOut, etichetta ormai prostrata alla scoperta e alla promozione del nuovo hype del momento: il tetra prog, il progressive in tetrapak. Biodegradabile, sano, colto, un filino pedante, ma pieno zeppo di svolazzi alla Versailles. Da un certo punto di vista mi sento ormai come Tex Willer con Mefisto o Alan Ford con Superciuk (ho pensato anche a Holmes con Moriarty, ma sarebbe stato esagerare).Ognuno ha la sua nemesi e, talvolta, la rivelazione gli arriva suo malgrado: io sono ossessionato dal tetra prog. Prismi strumentali in continuo movimento, sempre pronti a mostrarti una faccia diversa appena inizi ad abituarti alla precedente. E anche per gli Spock’s Beard, il motto sul gagliardetto dovrebbe essere: mobilità ed inventiva. Lo vogliamo chiamare metal tastierato?! Ma Sì! Facciamolo. Tanto il tetra prog, in sublime perfidia, non ti mostrerà mai il fianco in simili facilonerie: si trasformerà, muterà, si addolcirà, si indurirà… proprio come una crisalide, amante di sé stessa, adolescente e capricciosa. Ma in definitiva, volete davvero sapere come suonano gli Spock’s Beard? Io non so dove abitiate, ma sono sicuro che siate già stati in un qualsiasi Ricordi Store. Ebbene, gli Spock’s Beard sono la perfetta colonna sonora per un vostro girovagare in un emporio della Ricordi…Smarrimento, imbarazzo, amnesia, come se foste appena sbarcati in un paese del terzo mondo dove non trovate una via, una pubblicità, un insegna che vi orienti in un paesaggio che pensavate di amare tanto. Gli Spock’s Beard però, saranno lì, svolazzandovi intorno, rassicuranti e mefitici come un anatema piramidale, schiaffeggiandovi con tastiere di cauciù e assoli di bambù. Un vero spanking sonoro. Ma sulle dita, come dalle suore.