Sparkle In Grey – Thursday Evening (Grey Sparkle/Old Bycicle/Lizard/Show Me Your Wounds, 2013)

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Buffo che mi accinga a scrivere del nuovo disco degli Sparkle In Grey proprio un giovedì sera, proprio quando “le fatiche della settimana sono quasi al culmine, ma il weekend non è ancora dietro l’angolo”, ancora più buffo come i personaggi che caratterizzano le cover dei loro lavori (per questa occasione ritratti in colori fluo contrastanti il nero sfondo), a una prima e distratta occhiata, mi sono parsi un’allegra folla festaiola mentre, visti da vicino, risultano un gruppo discretamente rabbioso e grossolanamente armato, capeggiato da un omino che sembrerebbe in posa da John Travolta ne La Febbre Del Sabato Sera se non fosse che ha un sasso stretto in una mano, un’espressione quasi triste e molto perplessa e che del suddetto film ha solo il disagio e, probabilmente, la sensazione di sentirsi molto insoddisfatto della sua vita attuale. Una specie di moderna (ahinoi) e sentitissima versione di ‘quel’ quadro di Pellizza da Volpedo dove la protesta sociale è fatta da gente in cravatta e borsello, ma anche da chi è in carrozzella e maglietta di Emergency, mentre gli Sparkles usano i loro strumenti per prepararsi a combattere. Si potrebbe disquisire più o meno amabilmente delle analogie che si potrebbero trarre dal binomio strumenti musicali-arma (soprattutto culturale, soprattutto contro la cultura che sembra dominante oggigiorno), ma parliamo anche del motivo principale per cui tutta ‘sta gente (i quattro e altri amici come i fratelli Serrapiglio) si continua ad incontrare ogni giovedì sera dal 2005 affrontando stanchezza e chilometri: Thursday Evening è un disco che, come i precedenti, mi riempie di stupore per le forti emozioni che riesce a suscitarmi. Le nove tracce sono completamente avvolgenti e segnano diversi percorsi più o meno sottili – Piano Song, una cover dei God Machine – o marcati e grevi – Der Harbour, Song For Arch Stenton, Der Mauer (intensissima e costruita intreccio su intreccio) -, ma sempre capaci di lasciar trasparire un mondo, un’immagine mentale di quale storia potrebbero rappresentare e di suscitare curiosità nei confronti delle sporadiche frasi campionate e dei titoli che, in teoria, riassumono il tema della canzone, ma, in una realtà strumentale, lasciano ampio spazio alla libera interpretazione e contemporaneamente tendono a legarmi a domande sui significati originali intesi dagli autori. Tendenze ossessivo-compulsive a parte, il quartetto che prova in terra brianzola (ad Arcore. Vorrei trovare un significato ‘partigianesco’ anche in ciò, ma cercherò di risparmiarvi) ha dato l’ennesima prova (di cui non c’era bisogno alcuno) di eccellenza. Che gran bel disco.