Slumberwood – Yawling Night Song (A Silent Place, 2009)

I gruppi che ti mandano un cd senza scritto un cazzo, anche un semplice: "oh, minchia… tipo, io ti mando il cd, che me lo recensisci?!!" oppure un "tipo, so che ti faccio un favore a mandarti un disco decente vista la merda che ascolti! Ma non ringraziarmi!" un po’ mi fanno cascare le palle (e seppiatelo le press sheet le leggo via internet, se e quando le leggo), poi per certi versi meglio così forse, in fin dei conti mica dobbiamo essere amici, devo solo recensire il vostro cazzo di disco. Fatto questo piccolo excursus sui rapporti umani stile Findus alle soglie del 2010, mi viene da pensare che siamo tutti freak ma da trenta metri di distanza, comunque andando al disco partiamo dicendo che è davvero bello. Uno dei dischi più melodici che abbia sentito di recente su A Silent Place e che a dire il vero ha sfornato una serie di lavori molto tenui e morbidi come Arc, Aidan Baker, Fabio Orsi, tanto per nominarne alcuni. "Recorded and produced by Marco Fasolo", vi dice nulla? Beh, trattasi di mister Jennifer Gentle e la produzione vintage o comunque con alcuni richiami vecchiotti c’è e bene e ci sta che è una crema, non aspettatevi nulla di troppo sperimentale: trattasi di neo-psichedelia, folk dilatato e per di più molto melodico, la produzione fatta per bene lo fa brillare come una Lucy In The Sky With Diamonds esplosa sotto la lingua a tarda sera. Chitarre, batteria acustica e super aperta con i piatti che Nick Mason gli darebbe un bell’ok dal banco di regia, armoniche a bocca, voci tenui o roca alla Beefheart, per il resto è roba vintage senza essere necessariamente una riproposizione sterile di cose che ascoltava quel drogato di vostro zio, quello che si fumava le canne. Voci molto belle soprattutto quando sono leggere e a volte hanno un po’ di andamento indie-lo-fi (che per il nome sarebbe da far giochi di parole con la Slumberland, anche se a dire il vero non c’entra una sega). Qualche parte delirante e quasi garagesca ma quel che resta sono alcune melodie quasi-emo, roba che mi domanderei quasi se qualche scoria del dopo Green records (il gruppo è di Padova) sia rimasta in sospensione nell’atmosfera dopo il Grande Freddo. Certe melodie sono davvero piacevoli ed il disco egli Slumberwood finisce per suonare amabile, morbido e per nulla banale, insomma roba che se l’indie fosse questo non sarebbe per nulla un dispiacere, anzi.