Slowcream – Wax On Wool (Nonine, 2009)

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La Nonine è stata una delle migliori sorprese dello scorso anno in ambito elettronico e per di più si tratta di un elettronica per nulla fredda, molto easy listening pur non tradendo la sua origine berlinese. Questo disco degli Slowcream non smentisce le ottime impressioni che avevo avuto dopo aver ascoltato il primo lavoro, Slowcream come al solito vede coinvolto in prima persona Me Rabenstein che oltre ad aver licenziato i vari dischi sulla label berlinese ha in piedi collaborazioni in ambiti più o meno limitrofi con un numero imprecisato di altre persone. In questo Wax On Wool Rabenstein ed il gruppuscolo di musicisti che gli ruota attorno si sono regalati un lavoro da top class “con bicchieri di cristallo” come diceva Fresh Prince (al secolo Will Smith). Soft-tronica morbidissima, jazzeuse da colonna sonora per un road-movie notturno girato nella città del reichestag e degli angeli di Wenders. Un disco prodotto in modo ineccepibile e che sembra addirittura semplice nella costruzione delle varie tracce… e sottolineo: sembra. Le basse frequenze sono molto presenti ma ultradiscrete e sui tappeti che vanno a creare solitamente disegnano le melodie le voci di tastiere, pianoforti e synth, poi fiati, chitarra e qualche arrangiamento di archi, poi su tutto resta un parlato che finisce per essere molto efficace. Più che altro la voce quando c’è è molto presente ma non si tratta di un cantato vero e proprio, in realtà si tratta di una voce profonda e cavernosa che ricorda quella di Black Sifichi già ospite con gli String Of Consciousness e in pianta stabile nei [1] Kilo Of Black Bondage uscito su Wallace e che rimane uno dei dischi migliori mai editi dalla label di Mirko Spino. Effetto maledettamente notturno e sorprendentemente rilassato, ancora di più che nel disco d’esordio, per il resto si tratta di ritmiche semplici e lasciate in sospensione, tappeti rossi e velluto anche nell’ambientazione sonora delle tracce, quindi morbidezza che attutisce tutto ovattandolo e che si sposerebbe perfettamente con luce soffusa e vestaglietta in raso (ah vecchi puttanieri!). A suo modo si tratta di un disco sexy, anche semplicemente per i testi ultraminimali e che vengono snocciolati in una perfetta ambientazione da Back Dahlia nel corso delle varie tracce.