Simon Balestrazzi – Redshift (Azoth, 2018)

Si presenta con una grafica concettuale piuttosto interessante Redshift, il nuovo album di Simon Balestrazzi, efficace controparte visiva di un’uscita che richiama i suoi lavori più sonicamente astratti e meno narrativi. Un linguaggio che poggia su un sostrato elettroacustico, dove gli studi di oggetti, gong e piatti collimano e si intrecciano all’interno di una visione sonora del tutto personale.
Si potrebbe leggere nell’inizio un qualche tributo a un vecchio collaboratore e altro nome di spessore della scena internazionale, Z’ev, nell’utilizzare un impasto sonoro spettrale fatto di echi metallici e rintocchi, ma, se di questo si tratta, l’incedere mostra subito un carattere del tutto peculiare, dove la mano di Balestrazzi è evidente e riconoscibile nelle rarefazioni elettroniche come nell’approccio compositivo. Una prima traccia che gestisce e trattiene la tensione in modo magistrale, coinvolgendo immediatamente l’ascoltatore nella deriva di sommessi droni di sfondo che danno la giusta profondità alla stratificazione. Itinerario che strada facendo si arricchisce di asprezze e feedback crudi che risaltano accordandosi ai bagliori metallici, vagando tra silenzi, sospensioni e sbalzi improvvisi. Intermezzi di lavorio materico incalzano poi in ambientazioni sempre più tese, in cui annegano voci, rarefazioni concrete e field recordings tenendo agganciata costantemente la tensione al giogo del naufragio. Fino all’ultima traccia dalla tematica estatica che evita il banale grazie a un’attenta sovrapposizione di frasi al limite dello stridente che ondeggiano sul tappeto costante; finale che riaccorda il tutto facendo emergere una visione macronarrativa complessa.
Un disco che convince a pieno per il suo modo di trattare argomentazioni modern classical innervando il suono con potenti e affascinanti prospettive elettroacustiche, mostrando un’eleganza compositiva che tiene assieme un percorso non facile all’interno di una poetica mai scontata e avvincente. Un altro prezioso tassello in una discografia dalla qualità sempre molto alta.