Quasi per caso… in Islanda

islandesi

Lassù è un po’ come trovarsi ai confini del mondo: te ne accorgi dal paesaggio, lo senti dal vento artico, lo intendi stando con la gente, che oltre alla pellaccia dura da gran freddo ha un grande entusiasmo che deriva proprio dal fatto di vivere lassù, ai confini. In realtà, l’Islanda non è così distante: 4 ore di volo dall’Italia e 5 dalle principali città degli Stati Uniti; insomma lontana, si, ma in qualche modo, è al centro del mondo: l’isola è attraversata dalla frattura tra la placca americana e quella europea, per questo motivo, è un luogo particolarmente ricco di fenomeni vulcanici e proprio nel punto in cui la faglia si allarga, sino a diventare un piccolo canyon, gli islandesi decisero, nel 1200 di ritrovarsi per creatre il primo parlamento che diede inizio alla loro civiltà moderna.

Nota introduttiva: quanto segue non è, e non vuole essere una guida all’Islanda ed alla sua scena musicale, bensì, un resoconto personale dell’esperienza diretta di trovarsi in quel paese.

Lassù è un po’ come trovarsi ai confini del mondo: te ne accorgi dal paesaggio, lo senti dal vento artico, lo intendi stando con la gente, che oltre alla pellaccia dura da gran freddo ha un grande entusiasmo che deriva proprio dal fatto di vivere lassù, ai confini. In realtà, l’Islanda non è così distante: 4 ore di volo dall’Italia e 5 dalle principali città degli Stati Uniti; insomma lontana, si, ma in qualche modo, è al centro del mondo: l’isola è attraversata dalla frattura tra la placca americana e quella europea, per questo motivo, è un luogo particolarmente ricco di fenomeni vulcanici e proprio nel punto in cui la faglia si allarga, sino a diventare un piccolo canyon, gli islandesi decisero, nel 1200 di ritrovarsi per creatre il primo parlamento che diede inizio alla loro civiltà moderna.

Nelle statistiche sulla qualità della vita del 2006, l’Islanda, figura sempre ai primi posti, segno che la loro civiltà è realmente funzionale nonostante le condizioni climatiche non così favorevoli; in mezzo a questi dati, viene anche fuori che gli islandesi hanno l’età media più bassa per la perdita della verginità e sono tra i primi per il consumo di alcool tra i giovani; primati che indicano più di altri, la vitalità “calorosa” di questo popolo. E’ certo che se vivi in un posto dove ti senti felice (così recita la copertina del Grapevine, che nel numero di inizio agosto 2006 riportava questi dati statistici), allora iniziamo ad intuire perchè da quelle lande, negli ultimi 5 anni stia uscendo, un ottimo livello culturale, ben apprezzato oltremare.

Il mio viaggio aveva assolutamente intenti di curiosità per i luoghi, ma non nascondevo l’emozione di essere nella terra da dove arrivano musicisti come: Mum, Mugison, Bjork, Sigur Ros, Minus. Il caso (lo sottlineo) ha voluto che nei giorni in cui ero a Reykjavik fosse previsto un concerto gratuito dei Sigur Ros a chiusura del tour che stavano facendo per realizzare un documentario su di loro e sull’Islanda stessa: progetto in se, ambizioso e ben sostenuto dalle amministrazioni locali. Il tour si è svolto con date annunciate all’ultimo istante ed in locazioni inconsuete, solitamente nei villaggi, in modo cmanifestohe il pubblico fosse per lo più composto da islandesi del posto e non tanto da fans della band o turisti. L’ultima data, invece era ben nota a tutti, tanto da essere l’evento musicale dell’estate. Da quanto ho avuto modo di capire, i Sigur Ros, sono ben voluti ed apprezzati musicalmente da buona parte della popolazione: è una cosa di cui andare orgogliosi o qualcosa del genere, o forse più semplicemente, sono un potenziale fenomeno turistico; negli ultimi anni, in Islanda, la voce turismo è cresciuta parecchio nell’economia interna, ed i Sigur Ros e Bjork possono essere realmente attrattivi: per noi, ad esempio, la loro musica è un fatto musicale, che può ispirare curiosità sui luoghi di origine e proprio per questo dal canto loro, danno parecchio importanza a questi aspetti: i dischi dei principali artisti li trovi un po’ ovunque, nei bar dei benzinai dispersi nel nulla, come nei negozi di souvenirs e nel duty free dell’aereporto.

Si rimane stupiti da quel che capita nella capitale, dove a livello musicale c’è un movimento fiorente e stimolante nonostante che la città con i sobborghi non arrivi a 170 mila abitanti e dove le vie del centro, dei locali notturni e dello shopping sono localizzate in due o tre strade che si incrociano, che a percorrerle per intero a piedi non impieghi più di un quarto d’ora ! Tutta la vitalità è raccolta nell’arco di qualche centianio di metri: il famoso 101 Reykjavik raccontato nell’omonimo romanzo di Helgason è questo: 101 indica il codice postale del quartiere, ed è lè che tutto accade: al pomeriggio attorno alle caffetterie (come il Kaffibarin) ed al 12 Tonar (uno dei negozi di dischi), in prima serata nei pub ed in nottata nei clubs (come il Sirkus o il Pravda). La vitalità notturna è un po’ una risposta inconscia alla lunga notte invernale, che in se è parecchio triste e noiosa se non si decidi di darti da fare, come Hilnur (il protagonista di 101 Reykjavik), che proprio non ne voleva sapere, al contrario dei suoi concittadini. Ho letto e sentito parlare della famosa vita notturna di Reykjavik, ma a dire il vero, non l’ho vissuta, ne ho avuto traccia solo dai poster incollati ai muri e dal giornale Grapevine (bimensile in lingua inglese sulla vita della città), per cui non posso riportarvi una testimonianza diretta; per la cronaca: in quei giorni, hanno suonato per quelle vie i Belle & Sebastian assieme ad Emiliana Torrini ed addirittura i nostrani La Quiete.

La sera di domenica 30 luglio, al concerto dei Sigur Ros, credo siano accorse, almeno 15mila persone, chsigurrose rappresentavano tutta la popolazione della capitale: dai giovani agli anziani; l’esibizione è piaciutaamiina parecchio al sottoscritto, nonostante che io non sia un fan, anzi, ero abbastanza critico rispetto alle loro esibizioni dal vivo; invece ha giocato su di me, l’effetto evocativo della location e del momento, così ho realmente aprezzato le 2 ore di set, in cui hanno suonato brani da tutti gli album con il supporto ormai costante delle Amina, che hanno anche aperto la serata con della rilassante “toy music”.

Il giorno seguente mi sono avventurato per il centro curiosando tra i cafe e tra le gallerie d’arte (poche ed apparentemente meste, almeno nelle vetrine), trovando chiusa per lavori la I8: a mio avviso una delle più interessanti; i turisti, intanto girovagavano tra le boutiques di abbigliamento sportivo estremo ed i negozi di souvenirs, mentre io quasi per caso mi son ritrovato in fronte le vetrine di 12 Tonar, che è il negozio di dischi per antonomasia: uno di quei posti dove la musica è un fenomeno di assoluta passione, forse il crocevia attuale della musica islandese, essendo anche un’etichetta discografica. Il locale è accogliente, arredato con sofa da salotto, in mezzo ai tanti dischi esposti, così come la vetrinetta di “cimeli” dell’etichetta ed offre un ottimo caffe (il migliore che abbia bevuto in Islanda) da sorseggiare mentre ascolti i cd; la proposta musicale è come dire, l’avanguardia dell’oggi: sugli scaffali trovi gli ultimi 12” di musica da ballo (tra disco ed indie), così come tantissima musica classica e jazz ed ovviamente, in bella esposizione, il dettaglio di quello che è la musica islandese, dalla tradizione all’innovazione dell’oggi e qui i dischi e12tonar1tichettati 12 Tonar la fanno da padrona, come etichetta è molto attiva (pubblica per l’Islanda i dischi di Emiliana Torrini, dei Sigur Ros, di Mugison, di Johann Johannsson, dei Trabant…), esiste da pochi anni, ma è riuscita a diventare un punto di riferimento, recentemente ha aperto un negozio a Copenhaghen (in Danimarca). La Bad Taste, fu una delle prime etichette, che nel 1986, inizio ad aprire nuove vie: le sue origini arrivano direttamente dagli Sugarcubes, ed in qualche modo può rappresentare la prima generazione della musica moderna: prima, c’era ben poco di organizzato, la Bad Taste ha iniziato a strutturare ed organizzare l’emergente scena musicale; oggi è sia negozio (sotto il nome di Smekkleysa) che etichetta oltre che un luogo di esposizione di arti performative (all’interno dello stesso palazzo contiene le tra entità).
La scena musicale è, al momento molto viva, riesce ad autoalimentarsi naturalmente, un po’ come i fenomeni vulcanici scaldano l’acqua che raggiunge le case, è un fenomeno in continua ebollizione: nuove bands si affacciano e riescono ad uscire dal paese o ad essere semplicemente “eroi in patria”; ci sono parecchi stimoli dati dall’interesse che proviene dall’Europa o dall’America. A dire il vero, tutta questa esplosione di creatività non è infinita: perchè se pensiamo ai 300 mila abitanti dell’isola, il tutto inizia a tornare sui binari della normalità, il movimento si autoalimenta, perchè è limitato in termini di numeri e la conseguenza è cercare di uscire dal proprio paese: Iceland Airwaves è così la miglior vetrina che hanno a disposizione, un festival che si tiene ogni anno ad ottobre, dal 1999, proprio per far conoscere all’estero gli artisti islandesi, mettendoli sullo stesso palco di di Architecture in Helsinki, Juliette & The Licks, Keane, To Rococo Rot, Tv On The Radio, Au12tonar2dio Bullys… L’impressione è che ci tengano parecchio a far conoscere i propri musicisti altrove, perchè le le etichette discografiche locali, non sono così “potenti” all’estero: 12 Tonar e Bad Taste non sono distribuite direttamente in Italia, i dischi dei loro artisti che arrivano sin da noi, sono licenziati presso altre etichette (Pias, Rough Trade, Fat Cat, Ipecac, in particolare), e questo risultato è stato raggiunto anche grazie ad Iceland Airwaves, oltre al fatto di aver proposto sonrità inedite.
Un’ottimo spaccato della scena musicale odierna, arriva dalla compilation Kitchen Motors Family Album, pubblicato nell’estate del 2006 per 12 Tonar: presenta le musiche più disparate che si suonano da quelle parti, tra i nomi noti, ci sono, i Mum (scioltisi da poco), Mugison (questi primi due non presentano brani particolarmente esaltanti), Jóhann Jóhannsson (collaboratore dei nostrani Larsen), i cabarettiani Trabant e gli Slowbow (autori della colonna sonora del film: Noi Albinoi); dopo di che ascoltiamo quasi per la prima volta: Ill Vill, Kira Kira e Benni Hemm Hemm, tre artisti da tener d’occhio, nonostante abbiano delle similitudini con il sound dei Mum, ognuno ha qualcosa di particolare ed a dire il vero, la somiglianza deriva dalla medesima fonte: la musica tradizionale. Un ottima impressione la fanno i Reykjavík!, post punk, nervoso e creativo (hanno da poco esordito con il primo album su 12 Tonar), mentre sul versante più rilassato, si scova del canonico cantautorato, interpretato da Paul Lydon o i suoni soffici delle Amina (il quartetto che accompagna i live dei Sigur Ros e per ora autrici di un mini album), c’è un brano del cantante dei Sigur Ros, Jonsi con il nome di Frakkur: una piccola filastrocca fatta di texture ambientali; l’ambito elettronico, presenta il divertente progetto Apparat Organ Quartet (l’elettronica per antonomasia, basata su organi ed ispirata dai capisaldi del genere) o la cassa dritta di Dj Musician. Kitchen Motors Family è in realtà un progetto interessante di collaborazione nato nel 1999, con l’intento preciso di convogliare le energie di più artisti in un mezzo comune capace di esprimersi in più forme: dai concerti, alle performance, passando per la mostre ed il teatro; in pratica è una piccola istituzione indipendente che guarda in avanti tramite la collaborazione e la sperimentazione.

Note finali:
le fotografie sono state scattate durante il viaggio, da Fabio Battistetti ed Andrea Borraccino

Le ultime notizie da quelle lande (settembre 2006), ci dicono che Bjork tornerà a cantare nei Sugarcubes in occasione di un concerto di reunion che si terrà il prossimo 17 novembre. (fonte: Grapevine)