Putiferio: no fun no core no mosh no trend!

In un mondo ideale non dovrebbe essere necessario spiegare chi sono i Putiferio. In un mondo ideale chi scrive, inoltre, sarebbe pure capace di buttare giù un’introduzione decente a questa intervista. Nella realtà invece tocca scontrarsi con i propri limiti di scribacchino nel tentativo di spiegare chi sono i quattro improbabili personaggi nella foto qui a fianco. Autori nel 2008 di un disco, Ate Ate Ate su Robotradio, saturo di noise e hardcore inclassificabile e deforme, Mirco, Walter, Panda e Mazinga (quest’ultimo, batterista, degnissimo sostituto di Giulio Favero, già One Dimensional Man e Teatro Degli Orrori) sono, a parere di chi scrive, una degli migliori realtà in ambito noise, e non solo, che ci è capitato di ascoltare negli ultimi anni.
Non dico appositamente “una delle migliori realtà italiane” perché mi pare che la loro musica abbia un respiro così ampio e goda di un’ispirazione talmente rara che il giochino italiano/estero in questo caso sarebbe veramente limitante e limitato, ed è chiaro che i quattro se la giocano alla pari con i primi della classe (Arab On Radar, Us Maple eccetera eccetera). A maggior ragione, dopo aver assistito un paio di volte a loro live, e aver notato come, nonostante il rullo compressore sonoro che riescono a mettere in piedi, rimangano estremamente fini nelle soluzioni e negli intrecci strumentali, ritengo che siamo di fronte a una band davvero unica. Da qui la curiosità di approfondire il discorso, capire da dove vengono, dove vanno, perché lo fanno. Ne è venuta fuori una lunga chiacchierata, fatta con l’aiuto e la collaborazione dell’illustre collega Andrea Ics Ferraris, nella quale i quattro ci raccontanto quasi tutto quello che volevate sapere (e non osavate chiedere).

SODAPOP: Mirco e Walter, avete incominciato con il punk vero? Anche Giulio (anche se ora non è più in line up) e bene o male anche il Panda ha bazzicato quelle zone. Ma il circuito punk sarà così aperto mentalmente come vuole apparire? Sarà davvero ‘sta fucina di talenti (compresi e non)?
MIRCO: Credo che il circuito punk fosse l’ambiente a cui al tempo mi venisse più naturale prender parte per una miriade di motivi, musicali e non. Detto questo ognuno mantiene un proprio approccio e magari anche una visione diversa del punk. Personalmente, anche nel periodo di maggior coinvolgimento, esser in quel circuito non ha mai significato ascoltare o frequentare solo punk, anzi. Per cui il discorso sull’apertura mentale lo ricondurrei alle singole persone, non credo sia prerogativa o meno di un movimento. Poi sappiamo tutti come nei movimenti, musicali o politici che siano, ci siano pure le derive che sfiorano la setta, cosa che ritengo molto poco punk. Di qui la chiusura mentale, vedi le rivalità tra sotto generi e cazzate varie che spesso non sono altro che uno scopiazzare atteggiamenti di altre scene, di solito quella americana. Sulla fucina di talenti non saprei, è una cosa a cui non ho mai pensato, sicuramente ce ne sono, poi vi sono anche i fenomeni, stando più sul concreto ti dico che ci sono sicuramente un sacco di gruppi validi, e che a gusto mio prediligo quelli che un po’ si spostano dalle sonorità tipiche del circuito.
WALTER: Mah… anch’io come Mirco cominciando a suonare nei primi ‘90 quello che mi ha colpito è stato l’approccio dell’hardcore in quegli anni, e tutto quello che ci stava dietro, poi sentivo che mi dava qualcosa e c’erano molti gruppi veramente interessanti, gruppi che andavi a vedere e ti lasciavano dentro qualcosa anche oltre la musica, a me scatenavano qualcosa dentro che ancora sta lì e si autoalimenta. Che voglia apparire aperto il circuito punk si, che lo sia davvero? Beh, ti posso dire che a mio avviso lo è più di altri. Molte volte cerca di sembrare il più vero e genuino e a volte lo è, e penso che sia per questo che dentro ci passano persone che hanno delle volte anche solo per poco l’urgenza di esprimere qualcosa. Più che fucina di talenti direi cucina di talenti, che poi magari passano nel salotto. Non so a cosa ti riferisci ma di sicuro talenti ce ne sono anche in quest’ambito come in altri, se ti riferisci a gente sopra i 30 anni ne conosco tanta, di più giovane molto poca. Ma molto valida.
PANDA: Come dici, io sono stato coinvolto tangenzialmente dal circuito punk, vedendone di non ottimo occhio certe forzature di attitudine, che comunque stigmatizzerei in ogni ambito sociale, ma apprezzandone le opportunità di non negare a nessuno la possibilità di tirare fuori quello che gli ribolle di dentro e di diffonderlo secondo canali alternativi a quelli dei “media” ufficiali. Poi sta alle persone: c’è chi ne impara libertà (di comporre, di fare, di informare…), chi invece casca nella ripetizione di stilemi, più rassicuranti e più da branco. Non serve dire chi ha maggiori chance di fare qualcosa di talentuoso. Per quel che ho visto, il circuito punk fornisce tipicamente un’ottima formazione musicale, mentale e sociale, che però necessita di un po’ di maturità e di buoni dosi di  ironia e distacco per saltare fuori dal cerchio.  Questa settimana io e Mirco abbiamo visto i Silver Mt. Zion in concerto, e se leggo dichiarazioni d’intenti come “This is our punk rock” o quando li sento cantare “We want punk in the palace/’cause punks got the loveliest dreams”, penso che forse senza quella esperienza e formazione certe cose non si sarebbero riuscite a fare.

SODAPOP: Questa carenza di talenti sotto i 30 anni ventilata da Walter è legata ai tempi che cambiano? Mi riferisco per esempio al fatto che, grazie a tecnologie sempre più alla portata di tutti e a internet, mi pare ci sia una sovrapproduzione musicale estremamente caotica e spesso abbastanza banale. Oppure è semplicemente un fattore anagrafico che porta ad allontanarsi da certe cose, seguire meno quello che succede all’esterno?
WALTER: Sostanzialmente la facilità offerta dai mezzi moderni nel prodursi e diffondere la musica a livello sonoro è nettamente superiore rispetto a dieci anni fa e grazie al controllo digitale può essere manipolata altrettanto facilmente, giudico il 96% di quello che mi viene all’orecchio come “fuffa” dove dietro c’è solo un riciclo malfatto di sonorità e idee temporalmente precedenti. A me sembra che sotto i 30 anni l’equazione nel tempo è cambiata così: una volta meno tecnica e più idee, adesso più tecnica e meno idee, poi c’è un 4% di gente che fa cose in maniera straordinaria! O forse come dicono i Nomeansno “i vecchi sono i nuovi giovani!!”?
MIRCO: Come dici la tecnologia ha rivoluzionato l’accesso alla musica e la possibilità di farne di propria, e la vedo come una cosa positiva. Questo ha portato ad un aumento esponenziale delle proposte e delle produzioni e si sa la quantità non necessariamente si accompagna alla qualità. Anche l’ascolto della musica è cambiato, arrivi a molta più roba senza doverti alzare dalla sedia, sia che scarichi sia che compri, è tutto più veloce e forse anche l’affetto verso i dischi dura meno. Una volta prendevo i treni per andar a comprar dischi, oppure ricordo con amici che ics ben conosce, che ci presentavamo in magazzino alla Green Records armati di taglierino per aprire i pacchi appena arrivati e ascoltar tutto. Credo siano cambiate molte cose, ma non mi sento di dire che era meglio prima, è inevitabile che cambino i modi e le forme, c’era gente in gamba allora e ce n’è altrettanta adesso. Cose e idee interessanti ce ne sono, solo che bisogna cercare in un mucchio più grande.
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SODAPOP: Che peso ha avuto Giulio Favero per lo svilupparsi del vostro suono? E per chi vi considera un gruppo finito senza di lui? Vi considerate un gruppo finito o siete pronti a dimostrare al mondo che chi vi considerava “il gruppo di Favero” non ha capito un cazzo? Ogni membro è sostituibile.
WALTER: Domande cazzute le tue, mi piace il tuo stile molto alla Durok. Giulio ha contribuito allo svilupparsi del suono come ogni componente di questo gruppo, tutti abbiamo una personalità distinta ma accomunata dal voler fare qualcosa di interessante per noi prima di tutto. Giulio era il punto in comune di tutti e ci ha fatto intraprendere assieme questa avventura, ci conoscevamo già tutti in realtà, ricordo ancora un giorno che in macchina con Giulio ascoltando le solite cose noiose che escono puntualmente e vengono esaltate abbiamo detto “facciamo un supergruppo che spacchi sul serio, basta con ‘ste cose!” , a distanza di tempo penso che il disco che ne è uscito sia veramente interessante e pieno di passione, e se lo ascolterò tra dieci anni mi sembrerà sempre fresco e completo. Questo è il risultato che si voleva raggiungere è personalmente mi sento pienamente appagato. Il fatto che Giulio non ci sia più ormai da un anno non ha “finito” il gruppo, lo abbiamo sostituito con Mazinga che pur essendo di una dozzina di anni più giovane di noi è entrato a pieno nel senso del gruppo, è bello vedere facce nuove e giovani cimentarsi nella buona musica, visto la carenza che si paventava nelle domande precedenti. Perciò in risposta alla tua domanda direi che ogni membro è sostituibile, il risultato può essere migliore o semplicemente diverso se il corpo restante del gruppo ha qualcosa da dire. E’ da un anno che suoniamo con Mazinga e i concerti e tutto quello che ci va dietro sono andati bene. Attualmente il problema che si porrà è un altro visto ci sarò io da rimpiazzare, non ce la faccio a dedicarmi abbastanza a questo gruppo, ne ho un altro da portare avanti e il lavoro mi da sempre meno tempo libero nei week-end. Fino a giugno ci sono e poi dovrai seguire gli sviluppi sempre interessanti e sorprendenti di ‘sto gruppo che non perde mai il vizio di mettersi le mani su per il naso… fino a sanguinare.
MIRCO: sinceramente mi interessa poco smentire o meno le aspettative di chi pensava fosse un gruppo legato ad una sola persona, si sa che quando in un gruppo suona una figura con maggiore notorietà si innescano queste logiche. Quando qualcuno lascia un gruppo, soprattutto se dietro ci sono anche rapporti di amicizia, c’è sempre un momento di sbandamento, abbiamo dovuto cercare un batterista, ripensare alcuni aspetti live, cercarci un posto per provare e un mezzo per spostarci. Abbiamo risolto questi aspetti e in questo anno con Luca ci siamo divertiti alla grande, ora è Walter a lasciare per i motivi che ha detto, e tocca riaffrontare tutte le questioni di cui sopra. Ecco mi interessa di più capire come risolvere sta faccenda, che pormi il problema di chi ci considera gruppo di questo o quell’altro.

SODAPOP: Accidenti! Le affermazioni di Walter, oltre a dimostrare come Sodapop sia una webzine votata allo scoop, mi fanno pensare come ad un certo punto subentri pesantemente la realtà, sotto forma di mancanza di tempo, lavoro, famiglia, figli ecc. ed è con essa che bisogna fare i conti. Questa cosa, se da una parte è sconfortante “perchè i Putiferio, così come li ho conosciuti, potevano dare ancora molto e soprattutto meritavano molto di più (in termini di consensi, fama, soldi, copertine e classifiche di fine anno sulle riviste che contano)”, dall’altra però lascia fiduciosi perchè, come dimostra Mirco, “lo spirito continua”. Lo so, non sembra una domanda, provate ad interpretare…
MIRCO: ti ringrazio per le considerazioni sul gruppo, io personalmente sono molto contento delle poche cose fatte, ma allo stesso tempo sono consapevole di quanto ci hanno frenato fin dall’inizio limiti e ostacoli dettati dalle distanze, tempo, impegni e cambi di formazione. A volte è frustrante non riuscire ad avere continuità, non riuscire ad esser produttivi come si vorrebbe, tuttavia fino ad oggi abbiamo ritenuto ne valesse la pena perché quello che facciamo nel bene e nel male ci rappresenta, forse anche il fatto di non essere professionali in questo, e soprattutto perché continuiamo a divertirci. E poi “potremo davvero essere vecchi e forti”, che come citazione è meglio di “live fast die young”!
PANDA: Noi per primi viviamo come strettina la situazione che ci ha accompagnato negli ultimi anni, soprattutto perchè si vorrebbe avere sempre più tempo per affinare le cose che facciamo, per metterle meglio a fuoco, anche per fare quella sana vita da saletta, ma di tempo, e a volte pure di energia, ce n’è sempre meno. Lo spirito continua, ma concreti sensi di frustrazione fanno capolino. Forse, per riallacciarsi alla prima domanda, la si può vedere come un’altra caratteristica del D.I.Y. over 30. Tifate per noi, secondo me se superiamo il momento possiamo diventare i Poohtiferio.
WALTER: Come dici subentra pesantemente la realtà, giusto. Anche se l’altra sera ho sognato che mentre tornavamo dalla mia ultima data con Putiferio a Copparo, ci fermiamo in un’autogrill, con 5 euro della cassa investiti in un gratta e vinci arraffiamo 500.000 euro e lasciata una cassa 4 coni a terra nel parcheggio, grazie al pieno di soldi risolviamo ogni problema di tempo. Scherzi a parte, devo archiviare la possibilità dei due gruppi e tenere Kelvin, ma certo che lo spirito continua e vedrò di portare avanti un’etichetta (visto che oggigiorno ne mancano!) nell’infrasettimanale. Il momento adesso per Putiferio è tosto, ma questo gruppo fino adesso è sempre riuscito ad uscire dalle avversità molto bene, con i suoi tempi certo, ma tanto non si deve rendere conto a nessuno. E’ vero come dici che ha raccolto poco in questi anni, ma se tieni conto che uno dei nostri motti è “qualità o morte”, ne capirai il motivo. Dai, quando tocca a noi fare le domande?

SODAPOP: Perchè suonare rock-strano da adulti: volete sentirvi giovani? Nutrite la vana speranza di fare un party “coca-sulle-tette”? Cercate di darvi un tono da art-rock visto che Vascellari dal punto di vista della fama a Vittorio Veneto vi ha massacrati tutti? Oppure perchè come noi che vi facciamo le domande nell’era di Facebook e di Belen vi sentite dei falliti… e poi è morto Malcom Maclaren, il “no future” non ha un po’ rotto i coglioni?
MIRCO: Domanda politica la tua, me lo sento che tra un po’ arriviamo a Lino Banfi. Che dire, più che un tono art-rock direi che abbiamo un Tono Zancanaro, appeso in sala prove. Quanto a Nico gli sta andando alla grande e son contento per lui, infatti lui va su XL e D di Donna, noi su Sodapop (taac). Però ti preciso che nessuno di noi è di Vittorio Veneto. Malcom McLaren era di Vittorio, infatti ha fondato i Lago Morto. Ora però è morto lui, e pure Joe Strummer… “no future is unwritten”.
PANDA: Vorrei tornare giovane, si si, ma non è per quello che suono strano, quello ha a che fare col fatto che sono strano. Cazzo, mi hai visto? C’hai presente. E poi, ti suonerà da volpe e l’uva, ma di essere celebrato, dei negroni offerti ai concerti (subliminal advice!), o dell’art-rock non mi interessa granchè. Piuttosto se mai una scheggettina scagliata nel putiferio si conficcasse nel cervello di qualcuno, quello varrebbe più di tutti i Negroni che mi vorrete offrire ai concerti… forse qualche tendenza sociopatica o antisociale da fallito ce l’ho, anzi per me “no future” è una speranza, Belen no.

SODAPOP: Come accidenti siete arrivati a distillare un suono così personale? Quando avete cominciato avevate già in testa come avreste suonato? Avevate dei riferimenti? Da dove arriva la furia dei Putiferio?
MIRCO: Quando abbiamo iniziato non sapevamo neanche che saremmo stati un gruppo e di sicuro non avevamo un progetto musicale da seguire in termini di sonorità. E’ stato tutto abbastanza istintivo, suonando assieme son venuti fuori ovviamente i riferimenti e i gusti di ciascuno di noi, ma anche la curiosità per soluzioni diverse. Non ci interessa aderire in maniera ortodossa a generi o filoni, pur avendo le nostre influenze che si fanno sentire. Avere un minimo di personalità in quel che facciamo è più che altro un’aspirazione, in realtà non credo che abbiamo fatto o inventato nulla di nuovo. Per quanto riguarda la furia, vabbè in Italia nel 2010 non saprei neanche da dove iniziare, già basterebbe come stimolo la sveglia al mattino e le ore che seguono.
PANDA: Anch’io, quando sono entrato nel gruppo, ad un anno dall’inizio della storia, sono rimasto colpito dai suoni, e me ne stupisco ancora qualche volta quando suoniamo. Parlando per gli altri, penso che siano suoni originali perchè vengono proprio fuori così; parlando per me, credo invece che i miei riempitivi siano indecenti, ma perservero nel non miglioramento. Tieni poi conto che su disco Giulio ha fatto un gran lavoro per inserire soluzioni per parti di pezzi, che potessero anche spiazzare, come nella parte elettronica di Putiferio Goes To War. La stessa 8 Ate Hate nasce un po’ come un esperimento da studio. E’ per questo che i cambi di formazione mi hanno fatto e mi fanno temere, ti sapremo dire se si riuscirà a mantenere dei suoni personali. Non aspettarti migliorie elettroniche da arte mia, comunque!
WALTER: Secondo me la chiave del suono dei Putiferio è che tutti i componenti del gruppo hanno un loro suono e modo di intendere la musica personale, non è che abbiamo adattato niente da quello che eravamo prima. La combinazione di tutto risulta fortunatamente molto omogenea nell’intento, ci hanno legato molto come si diceva prima i trascorsi nella scena hardcore italiana della seconda metà anni ’90 da cui arriva buona parte della rabbia che sopra un palco cerchiamo di esprimere. Le cose che si devono sopportare ogni giorno fanno male dentro e buttarle fuori in maniera irruenta è per noi una buona soluzione. Penso che più siamo incazzati e meglio suoniamo, fatto sta che questi ultimi concerti a cui sto prendendo parte sono a mio avviso la vetta del gruppo come patos.
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SODAPOP: E ora cosa succederà? Cosa vedete nel futuro prossimo? Putiferio diventerà un power trio? O immaginate infiniti provini con lungocriniti chitarristi metal? Qualunque sia la vostra scelta: in bocca al lupo! E spero abbiate tolto le password di accesso dei vari social network a quello scapestrato di Woolter…
MIRCO: mi auguro di poter evitare in pieno i provini perché non ci son molto portato, attualmente le opzioni sono Andrea ICS e Andrea Braido, se non dovesse funzionare con loro, magari riprendiamo Walter… boh vedremo nelle prossime settimane, power trio con brio non è prevista come soluzione al momento, ma si vedrà. Con questo caldo desertico non riesco a pensare, per cui torno ad ascoltare i Tinariwen. Walter continuerà ad avere le password solo se si taglierà le basette da Tony Clifton!
PANDA: Ben vengano borchiuti metallari con corpsepainting naturale, anche se li baratterei all’istante con batteristi dediti al culto del doppio pedale. Anche perchè il futuro prossimo dei putiferio sarà la ricerca di un equilibrio delle varie posizioni di cui sopra, dal “no future” al “future is unwritten” al “future tastes like shit” (questa è mia), facilmente mediabili dal ben più pacato tardogiovanilistico “black metal ist krieg”!!!!! Quanto a Walter, gli lascio le password purchè mi sveli il trucco di quella vita di faccine che manda via mail. E poi chi lo sa che non si ritorni a suonare tutti assieme: Black metal ist krieg!
WALTER: Spero ci sarà una mediazione giusta tra le mie basette e le password. Basette che potrei barattare con un dvd dei provini se ci saranno! Aggiungerei un bel “grind is protest” per chiudere con una citazione come hanno fatto i miei amici qui sopra. Unico neo che vorrei sottolineare è la mediocrità delle domande poste in quest’intervista, come al solito potevamo dare molto di più, ma non ce ne hanno dato la possibilità. Si capisce che scherzo? Grazie Sodapop.