Punk ‘n’ Rai (prima parte)

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Il punk? Musica paranoide e sgradevole. I punk? Una rimasticatura di James Dean e dei Teddy Boys. Così la Televisione di Stato nel 1977 raccontava il più dirompente fenomeno della storia del rock. Ma a cercare bene nei vasti archivi Rai si trovano gemme insospettabili. Quando Johnny Rotten parlò alle telecamere del Primo Canale. Martedì 4 ottobre 1977. Alle 21.30 davanti a Rete 2 (oggi Rai Due) ci sono circa, secondo le stime pre-Auditel dell’epoca, 15 milioni di spettatori. Sullo schermo dei pesanti apparecchi valvolari del tempo sbucano gli Ultravox dal vivo al Marquee. Voilà, il punk è servito al grande pubblico. La trasmissione è “Odeon. Tutto quanto fa spettacolo”, rotocalco del Tg2, dove viene pronunciato il termine “punk” per la prima volta.  Il servizio è di Raffaele Andreassi, dura circa dodici minuti e offre al pubblico i Sex Pistols sul Tamigi, un video dei Metro (difficilmente ascrivibili al punk, più vicini ai Roxy Music), i Clash (ma solo in sottofondo), gli Eater, gli Heartbreakers, un’intervista alle Slits (Tessa e Ari Up adolescenti), e i Boys: il tutto, presumibilmente, con materiale di repertorio della BBC e qualche ripresa in loco. Le immagini rendono l’idea, ma il commento risulta approssimativo e imbarazzante: “Un misto di musica paranoide e sgradevole (…). Le espressioni sono dure, il linguaggio, ovviamente, è volgare (…)”. La chiosa: “Allora ricapitoliamo: punk è un nuovo tipo di musica, un po’ paranoico. Punk è un nuovo modo di vestirsi, un po’ da nazisti. Punk è cattiveria, è aggressività, un po’ come James Dean. Punk è anche… uno sputo”. Se lo ricordano in molti, quel servizio, tra quelli che hanno vissuto il punk della prima ora. Nel febbraio di quell’anno erano iniziate in Italia, con grave ritardo rispetto all’Europa, le prime trasmissioni a colori, dopo un dibattito parlamentare che non aveva mancato di fornire spunti involontariamente comici sulle paventate ripercussioni morali ed economiche che la portata della novità avrebbe avuto.
Rete 2, un momento non precisato della fine del 1977, redazione di TV Sorrisi e Canzoni. Un azzimato Gherardo Gentili, poi futuro redattore di Tutto, in una pur cordiale intervista al duo Chrisma (poi Krisma), ammette con Maurizio Arcieri e Christina Moser, malcelando un certo imbarazzo, di avere ricevuto centinaia di lettere di insulti dai lettori dopo un articolo dove si parla di punk, dei Chrisma, ma anche degli Incesti, in realtà la creatura parodistica di due parolieri del pop del periodo, Antonio Lo Vecchio (è lui l’autore di E Poi di Mina) e Mariano Detto, collaboratore di Battisti. La risposta di Arcieri, ex teen pop idol del periodo del bitt italiano: “Fra dieci anni la stampa avrà nostalgia del punk, come ora ha nostalgia degli hippies e dei teddy boys”.
punknrai2In mezzo a tanta approssimazione, una piccola perla di buon giornalismo: la firma Angelo Campanella, un giornalista che fino a quel momento si era occupato di politica e terrorismo realizzando numerosi servizi su Piazza Fontana. Il 28 gennaio 1978 (undici giorni prima i Sex Pistols si sono sciolti al termine di un disastroso tour americano) Rete 1 manda in onda alle 16.00 “Scatola Aperta”, un quindicinale di politica, costume e cultura. Campanella e una troupe confezionano in loco con mezzi propri (non sembrano esserci immagini d’archivio) un pezzo asciutto di un’ora dal titolo “Il ragazzo dai capelli gialli”, con interviste a Johnny Rotten (occhiali da sole e maglioncino bianco candido) nella sua abitazione, a Don Letts, dj del Roxy e coagulatore della scena londinese, a Jimmy Pursey e a tutti gli Sham 69 colti in sala prova alle prese con Borstal Breakout. Compaiono, tra gli altri, una band non meglio identificata (gli Adverts?), Steve Strange (poi nei Visage) con un’uniforme militare della Wehrmacht che va a ricevere il sussidio di disoccupazione, una giovanissima Chrissie Hynde, insieme a Strange e Soo Catwoman del Bromley Contingent (le truppe cammellate dei Sex Pistols) mentre provano come Moors Murderers, band culto per i fanatici del punk londinese di cui non esistono realizzazioni ufficiali. Il tutto ambientato presumibilmente nell’autunno del 1977 e corredato con immagini dei docks di South Bank e vox pop con i ragazzi della scena. E si parla di musica, ma soprattutto di politica e disagio giovanile con toni rispettosi. Un bello spaccato della Londra antagonista alle prese con i primi venti dell’Inverno del Discontento (paragonabile al nostro Autunno Caldo del 1969) che di lì a poco avrebbe travolto la Gran Bretagna.
Ma sembrerebbe un caso isolato. Un piccolo balzo in avanti: aprile 1978, Gianni Boncompagni intervista i Krisma, Arcieri e la Moser ossigenatissimi, poco prima del playback di Lola (tratto dal loro Chinese Restaurant). Boncompagni ironizza sulla leggenda del dito tagliato in pubblico e Arcieri sfoggia una spilla da balia conficcata (?) sulla guancia destra che gli contrae l’espressione in una smorfia. Non manca la bonaria presa in giro di alcuni figuranti con occhi bistrati, cipiglio lugubre e mise S/M. Il make up viene definito “simpatico” e “simpaticissima” è la spilla da balia: “Serve a mettere sicurezza a questi ragazzi un po’ insicuri” scherza con umorismo pretesco il presentatore che ammicca al pubblico offrendogli quello che vuole vedere: sciocchi debosciati che giocano al punk. Punto e a capo. L’8 novembre 1978 va in onda su Rete 1 l’ultima delle puntate dell’inchiesta “L’amore in italia”, intitolata “I figli di Odeon”. Qui il regista Luigi Comencini, memore dei pasoliniani “Comizi d’amore”, intervista un gruppo di ragazzi (età stimata: non più di 15 anni) di Figline Valdarno che ammettono candidamente: “Abbiamo visto i punk su Odeon, vogliamo vestirci come loro”. Due anni dopo il clima non sembra cambiato in meglio: Rete 3 programma un documentario di Pierpaolo Venier e Paolo Pasanisi, “La disco domenica”, una serie di interviste a giovani raccolte nelle discoteche italiane. Su una pista (sembra di riconoscere l’Odissea 2001) di una Milano non ancora patria del Virus, alcuni adolescenti arrabbiatissimi lamentano (attenzione, siamo nel 1980) che qualcuno rema contro i Sex Pistols: “Siamo l’unico Paese dove i Sex Pistols non vogliono venire!”. Quanta tenerezza, ingenuità, cialtroneria e omologazione.
punknrai3Ma il punk che la televisione racconta, è di fatto solo questo? Punk Alla Carbonara (rist. 2012, Avec Les Punks), un eccezionale zibaldone che racconta la storia delle fanzine punk italiane tra il 1977 e il 1981, mette in fila tutti i più o meno maldestri tentativi dell’industria discografica di spacciare il brivido punk all’utente medio via TV: Ivan Cattaneo (che alla fine del 1977 divideva le pagine della punkzine “Dudu” con Maurizio Bianchi, primula nera della scena industrial noise internazionale), Anna Oxa, Decibel (nel 1978 compaiono da debuttanti a Telemontecarlo, ospiti di Jocelyn e Sophie nel contenitore “Un peu d’amour, d’amitié et beaucoup de musique” dove si esibiscono in Il Lavaggio Del Cervello), e ancora Chrisma/Krisma, Incesti, le Kandeggina Gang della futura Jo Squillo (in un servizio su Mixer di Roberto Cacciaguerra del 5 maggio 1980, “Rock e metropoli” – dove compaiono anche gli Skiantos – cantano Sono Cattiva e la Squillo rilascia un’intervista crivellata di stereotipi giovanilistici. Sfoggerà negli anni a venire un mohawk fuori tempo massimo e sarà vituperatissima).
Ecco, cosa era successo al linguaggio della Rai in quella seconda metà degli anni Settanta? Si era appena usciti da una stagione di verbosità post-sessantottina e sembrava che tutti ne avessero abbastanza della logorrea antagonista fondata sui Grundrisse e sugli arzigogoli della sociologia militante. In quella che già ai tempi sembrava preistoria, nelle due stagioni di “Speciale per voi” (1969-1971), format di musica e parole condotto sul secondo canale da Renzo Arbore, i cantanti e cantautori di quella stagione erano stati messi sulla graticola: Gianni Morandi inchiodato alle proprie responsabilità di eterno ragazzo disimpegnato, Don Backy cacciato a furor di popolo dallo studio, Caterina Caselli accusata di non sapere cantare che fugge in lacrime. Alla radio tra il 1966 e il 1976 “Per voi giovani” (ancora una volta Arbore tra gli autori e conduttori, insieme a Paolo Giaccio e Riccardo Bertoncelli, tra gli altri) era stata la bibliotheca abscondita di tutti i fan del progressive rock, del nostrano “rock in opposition”, del beat e del cantautorato che contava. Figlia della più scanzonata “Bandiera Gialla” (1965-1970) della coppia Arbore-Boncompagni, “Per voi giovani” era un’oasi di qualità, un terreno di discussione sulla musica e non solo, se è vero che a partire dalle ultime tre edizioni il taglio sociale divenne dominante sull’offerta musicale. In quel programma si era fatto le ossa un nome che avrebbe avuto in breve eco nazionale sulla Televisione di Stato: Carlo Massarini, poi una delle voci di “Popoff” (1973-1976, Secondo Programma) e di “21:29” (1976-1978, Secondo Programma), prima di lanciarsi nella direzione della rivista Popster. Il 25 ottobre del 1976, dopo la sigla di Ian Hammer, Massarini introduce Horses di Patti Smith: è la prima comparsa ufficiale di qualcosa che assomiglia al punk sulla radio di Stato. La radio nazionale perderà ben presto il primato di avamposto delle nuove musiche. Nei primi mesi del 1975 Radio Parma inizia a trasmettere da via Farnese il suo segnale, a marzo tocca a Radio Milano International, ma subito arrivano i sigilli dell’Escopost (Ufficio del Ministero delle Poste e Telecomunicazioni che vigilava sulle radiofrequenze) e la successiva sentenza riparatrice del pretore locale. Fare radio libera si può, dicono i giudici. Bisognerà aspettare la sentenza della Corte Costituzionale n. 202 del 28 luglio 1976 per la definitiva liberalizzazione del mercato delle emittenti radio e TV di portata non eccedente l’ambito locale. La Corte aveva già dichiarato illegittimo il monopolio Rai sull’etere nel dicembre del 1974 e sulla scia di quella decisione Radio Città Futura a Roma e Radio Alice a Bologna si erano portate avanti e tra il 1975 e il 1976 avevano iniziato a diffondere il loro messaggio antagonista. Nel frattempo Radio Alice tiene a battesimo il punk bolognese trasmettendo nel marzo del 1977 Mamma Dammi La Benza del Centro d’Urlo Metropolitano, laboratorio da cui nascaranno i Gaznevada.
punknrai4Peppe Videtti, oggi inviato di Repubblica fu una delle voci di “Popoff”, trasmissione il cui arco si sovrappose a quello del punk. “Iniziai a trasmettere il 1° gennaio del 1977 nella squadra della prima fascia, con Paolo Santini. Ricordo che in estate mandai un pezzo dei Clash, London’s Burning, in un periodo in cui le scalette venivano controllate direttamente dai capistruttura. Allora, per rendere l’idea, c’erano cose che non potevano essere trasmesse, il Boris Vian di Le Déserteur e i Doors di The End. Ma il fenomeno del punk era così nuovo che non si ebbe il tempo di capirne la portata. Con Maria Laura Giulietti e Rossella Lefevre trasmettemmo Sex Pistols, Siouxsie And The Banshees, Poly Styrene e gli X-Ray Spex. Portammo Patti Smith allo studio B di via Asiago. La prima volta in cui Costello, che venne gettato impropriamente nella mischia del punk, venne in Italia e suonò al Piper, la Rai fece un servizio, stessa cosa per Iggy Pop e i Talking Heads. Quando andai a Parigi a fare un pezzo sulla new wave francese e i Telephone per Popster, c’era una troupe della Rai, ma non ricordo se poi mandarono in onda le immagini”.
Alcune iniziative sono encomiabili al di là dei risultati, altre lasciano a desiderare. Ancora Parigi, guarda caso. Marzo 1978, è appena iniziato l’incubo del rapimento Moro. Su Rete 1 Enzo Biagi è l’autore e la voce fuori campo del reportage in otto puntate in prima serata “Douce France – Diario filmato di un viaggio”. Il futuro Grande Epurato osserva e commenta il fenomeno del punk con indignazione d’antan: “La filosofia del punk è arrivata sulle rive della Senna, e anche la droga, che, con il tabacco e l’alcol, uccide duecento francesi al giorno…”. Nell’intervista a tre ragazze, improbabili poseur-squatter (una di loro è seduta provocatoriamente su un water), Biagi si lascia andare a vergognose allusioni sessiste: “Lei quanti fidanzati ha? Venti, trenta?”. In fondo la Rai è tutta in quel servizio, saldamente nelle mani di giornalisti paludati, vittima di una cencellizzazione appena iniziata ma già prepotente, dove le poche forze nuove sono combattute, come diceva Gadda a proposito dei volti sfuggenti che usava incontrare nei corridoi austeri e silenziosi della radio nazionale dei primi anni Cinquanta, tra inquietudini intellettuali e posto fisso.

(fine prima parte, continua…)

Odeon – Punk Rock a londra 1977 – http://www.youtube.com/watch?v=z7Zd_GrLhxI
Chrisma (Krisma) e lo scandalo del PUNK nella redazione di Sorrisi e Canzoni (1978) – http://www.youtube.com/watch?v=rfnKwWITO-8
Chrisma (Krisma) – “LOLA” and Interview at Discoring (1978) – http://www.youtube.com/watch?v=D8RWgPckrUk
Punks – i figli di odeon 1978 – http://www.youtube.com/watch?v=1Jm8uTg0dLw
Punk in discoteca Milano 1980 – http://www.youtube.com/watch?v=lpBsRWJ0fwI
Punks in Paris 1978 – http://www.youtube.com/watch?v=UiHyfyBuNB8