Pretty Flowers – EP (Bananaseat, 2005)

prettyflowers

Che poi a me queste cose piacciono pure… indierock che tende al punkrock con singalong a manetta e con armonie vocali in doppio genere, ragazzo/ragazza. Canzoni veloci, sorprendentemente melodiche, che riportano alla mente quasi certi Blake Babies; tre pezzi tre, autoprodotti, alla ricerca di quel tozzo di carne cui tutti tendono.
Che poi sta tutto lì. Escono troppi dischi all'anno: milioni, miliardi di gruppi registrano e stampano e distribuiscono la loro musica. Che non può, a volte non vuole, essere tutta bella e originale. A volte è solo bella; a volte solo originale. E tutte le sfumature che stanno in mezzo. 
Con I Pretty Flowers ci troviamo di fronte ad un combo che mette insieme inglesi, americani e russi, altro che guerra fredda, che tiene il charleston dritto senza scombinare mai i capelli, che piazza il basso più punkrock che io abbia sentito dai tempi dei MessyMale e che distorce la chitarra a botte di fuzz. Dunque l'originalità rimane a casa. E scatta il divertimento. Su Riot, "voglio iniziare una rivolta", si parte ignoranti e la casa è salva grazie alle armonie del controcanto femminile. Su Knife Fight, il pezzo più riuscito, ci sono rimandi ai cambi di accordi dei perfetti Volumizer, nonostante la strofa ricordi da vicino l'ultima, e ad oggi unica, fatica degli Evens. La chiusura affidata a  I'Ve Got Your Love inizia con uno stentato arpeggio di chitarra da liceo prima di partire con un incrocio mistico di chitarra tirata via dai Ramones e un duetto degno degli ultimi Blake Babies pre primo scioglimento.
Invero, niente di eccezionale, non ci si stupisce che questo cd sia autoprodotto. Forse con una produzione più up to date e un look più a la page ci sta pure che sfornino qualche ulteriore singolino carino.
Cercherei, nella speranza di essere contraddetto, di non aspettarmi niente di più.