Power – Turned On (In The Red, 2018)

Cercando dentro la pancia della In the Red non si resta quasi mai delusi, una volta inquadrato bene lo spirito dell’etichetta ed il gusto dell’ascoltatore. Prendiamo questi australiani Power: un trio che in soli tre giorni ha registrato, fra una birra e l’altra, questo missile. L’essenza del punk – direbbe qualcuno – che solo l’etichetta di Larry Hardy poteva intercettare. Dopo l’ottimo debutto  (per quanto un po’ acerbo in sede di registrazione) Electric Glitter Boogie, la band affila le armi con Turned On. Nathan Williams, il cantante/ chitarrista, è un indemoniato con tanto di maglietta infilata nei jeans stretti e un taglio di capelli rigorosamente a furetto: una sorta di Iggy Pop nato a Melbourne, cresciuto con gli assoli di Slash (suo primo vero idolo) e devoto (come ogni rocker australiano dovrebbe, per non essere accusato di lesa maestà) ai maestri  AC/DC. Si presenta subito con rasoiate di chitarra scomposte ma dai giri inarrestabili che, con una semplicità diretta, disarmante quanto devastante toccano il cuore di quel R’n’R sporcato di bassa fedeltà un po’ freak che tanto ci ha fatto amare la label californiana. Senza inventare nulla, qui c’è tutto: il punk n’ roll di Shine A Light On Me e Honey, il glam rock grezzo di Road Dog, il boogie pestone di Turned On Boogie fino agli attacchi di puro heavy metal primi anni 80 (Rising, No Morals, Filthy). Un nome semplice – quasi scontato il rimando al disco Raw Power – che racchiude la forza, il tiro e la passione di un album che, ascolto dopo ascolto, non si può che amare.