Pontiak + Hell Demonio – 08/08/09 Malafly (Verona)

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Per l'estate l'arci Kroen si trasferisce armi e bagagli alla periferia di Verona dove, in combutta con altre associazioni della zona, continua a deliziarci con proposte musicali di alto livello (olte che con ottime cene). Stasera, ospiti del palco del Malafly (questo il nome del festival) sono i Pontiak, terzetto virginiano che incide per la storica Thrill Jockey.

Preceduti dalla trascurabile versione acustica degli Hell Demonio, noiosi strumentali coi soliti giri postrock che girano, al solito, a vuoto, gli americani sono l'ennesima ma sempre benvenuta conferma di come il seme dei Black Sabbath sappia attecchire  nei terreni rurali. Vediamo cosa sarà fra trenta anni dei semi dei Radiohead
In realtà, da un veloce ascolto pre-concerto (sì, dal solito, infido Myspace) trapelava una certa, inquietante "hippietudine", che mi faceva avvicinare al palco con sospetto e la mano alla fondina, ma bastavano poche note per fugare ogni dubbio: i Pontiak sono in realtà una macchina ammazza-hippie, che li attira con l'illusione della psichedelia e lipontiakhelldemoniolive schiaccia sotto tonnellate di decibel. Perché sì, nella musica di questi tre contadinotti, tutti con barbe incolte, cappellini da baseball e jeans consunti d'ordinanza, s'intravede un che di freak, ma ampiamente bilanciato da un ruvido spirito sudista (sarà forse per questo che il negretto al mio fianco si defila dopo poche canzoni). I Pontiak, sul palco, sembrano la versione giovanile di zio Jesse moltiplicata per tre: stesso look, stessa aria bonariamente burbera; partono con un pezzo dal sapore indie-pastorale, ma ben presto il suono si dilata, disfacendo la forma canzone in un mare di wah-wah. Il basso, pesante e preciso, in genere traccia il solco che chitarra e batteria si guardano bene dal difendere, preferendo svisare negli ampi spazi che la scrittura del gruppo prevede; lunghe strade in mezzo a campi di grano, ecco l'immagine che evocano. La voce compare solo nei rari momenti in cui la musica si incarna in canzoni propriamente dette, tra l'altro orecchiabili e a loro modo, pop: sanno essere leggeri anche nella pesantezza della proposta musicale. Sarà anche per questo che il tempo pare volare e una volta terminato il set, il pubblico ricaccia i nostri, a forza, sul palco per i bis. Un paio di canzoni e poi è davvero finita. Mi piace pensare che i tre, a questo punto, risalgano sulle loro motozappe e proseguano il tour, seguendo il percorso degli astri.
Ma perché i contadini di qui ascoltano, al massimo, Ligabue?