Padna – Alku Toinen (Aagoo/Rev. Lab, 2015)

Nat Hawks, inglese, insegna alle scuole medie a New York. Chissà, forse il lavoro gli dà poca soddisfazione, fatto sta che l’obiettivo che il professore si prefigge col progetto Padna è di creare musica triste con ogni strumento possibile, anche se qui si privilegiano le tastiere, l’elettronica e i field recordings.
Com’è abitudine per molte uscire Aagoo la grafica è opera di Bas Mantel che interpreta il concept con la consueta cura, ma calcando un po’ troppo la mano sui toni drammatici: un collage pop di ritagli di giornale riferiti a incidenti, scomparse, catastrofi e disgrazie assortire. Quella che invece troviamo nelle tracce del disco faticherei anche a definirla tristezza: è più malinconia, elaborata e presentataci in bello stile, di quella, per intenderci, che si contempla con sottile piacere. Me lo vedo Hawks, affacciato alla finestra di casa, guardare Brooklyn sotto a un cielo grigio, mentre risuonano le tastiere spezzate e intersecate di elettronica di Praire Pine, o camminare solo a Central Park con Wolhee come sottofondo (piano, scampanellii e field recordings di…anatre?!), per poi rincasare accompagnato dall’organo placido di Threatening Weather e incontrare l’elettronica spettrale e sottilmente inquietante di River Divination/Murmured Parting. Quello di Alku Toinen è un ambient brumoso dall’impostazione piuttosto classica al quale l’elettronica, usata spesso come elemento di disturbo o con effetti coloristici, conferisce un aspetto moderno e intrigante. Se davvero l’autore voleva trasmetterci tristezza… beh, non c’è riuscito, ma è una fortuna, perché ci ha regalato un piccolo gioiello di malinconia romantica.