Orthodox – Sentencia (Alone/Southern Lord, 2009)

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Non credo l'ufficio turistico dell'Andalusia si servirà mai degli Orthodox per pubblicizzare le bellezze della Costa de la Luz; d'altronde quello di Siviglia non avrebbe problemi ad usarli come testimonial per le celebrazioni della Settimana Santa e a loro certo non spiacerebbe, esibendosi già normalmente nelle vesti di penitenti della fratellanza sivigliana, incappucciati alla maniera dei Sunn o))), per intendersi. Dediti, nei primi due capitoli del loro percorso, a una musica in cui i temi della Passione di Cristo si incarnavano in un doom intessuto di riferimenti jazz-prog, approdano con il terzo lavoro a lidi del tutto inattesi. Il preambolo strumentale di Marcha De La Santa Sangre, praticamente il Deguello leggermente rivisto, ci fa capire, coi soli suoni acustici per tromba, chitarra e percussioni, che le cose sono radicalmente cambiate e ci porta al pezzo principale dell'album, gli oltre 26 minuti di Ascension, dove diventa chiaro che non ritroveremo i suoni a cui il terzetto ci aveva abituato. Il pezzo è in pratica un'opera al nero per piano e percussioni a cui si aggiungono, in brevi sequenze, spesso free, un sax, un basso, degli archi. La voce compare in due momenti, con toni da operetta, diventando più aspra solo sul finale. Il risultato è una specie di doom da camera, con l'accento nettamente spostato sul cameristico. Infine, l'interludio Y La Muerte No Tendra Dominio, mantiene la rotta, accostamdo alle percussioni un organo chiesastico, in quello che è il momento più interessante dell'album. In sé l'idea di interpretare determinate atmosfere con strumenti tradizionali non è male e avrebbe potuto contare su illustri, per quanto inconsapevoli, predecessori (il Mussorgsky di Una Notte Sul Monte Calvo, per dire), ma qui la realizzazione non è all'altezza e il risultato è solo una notevole pesantezza. Pesantezza che poco ha a che fare col doom e molto con la noia.