NOfest! 2012 – 22/06/12 Spazio 211 (Torino) Prima parte

Ci sembra inutile, nel presentare la quarta edizione del Nofest!, aprire la con la solita tirata sulla qualità della proposta musicale. È idea consolidata, e assolutamente veritiera, che a questo appuntamento ci si vada soprattutto per l’ambiente, per il pubblico non solo di addetti ai lavori, per la cucina, per gli eventi collaterali che poi così collaterali non sono, contribuendo in maniera essenziale a connotare le tre serate più come una festa che non come un festival. Poi è ovvio, ci sono i gruppi, e a conferma di una qualità che è nel DNA dell’evento, c’erano un discreto numero di nomi che ci avrebbero probabilmente convinto a presenziare anche senza gli incentivi sopraelencati.
Fedele a una politica di continua crescita, qualitativa ma anche quantitativa, l’area della festa quest’anno è ancora più attrezzata, ospitando il baraccone itinerante del Freaks Show, i laboratori per bambini del sabato e domenica pomeriggio, due tendoni riservati ai grafici e al workshop di serigrafia, oltre ai consueti spazi dedicati ai banchetti, alla comic battle e agli incontri con personaggi del mondo della cultura e non ultimo il calcio balilla. Rispetto alle abitudini, il grande assente è il maltempo che si sfoga con un fortunale la notte fra giovedì e venerdì, per poi concedersi solo una mezzoretta di pioggia il sabato, giusto per amor di tradizione.
Il primo giorno, venerdì, si inizia tardi, verso le 21.30, c’è così il tempo di cenare con calma, notando che il servizio cucina è molto migliorato nei tempi, lasciando invariata la qualità; graditissimo anche l’abbonamento che consente di scolarsi dieci birre per 30 euro: ne usufruiranno in molti. Giusto per scaldare un po’ l’atmosfera (che comunque è già abbastanza afosa anche dopo che il sole è calato) si inizia sul palco al chiuso, l’MCA stage, con tre gruppi che non inventano nulla, ma che quello che fanno lo fanno davvero bene. I Cani Sciorrì riprendono il discorso degli Unsane, con pregi e difetti: poca varietà nei pezzi, ma una furia che ce li fa apprezzare. Il duo australiano dei Lakes, chitarra, basso e drum machine (sull’iPhone!), rivisita ottimamente le spigolosità post punk dei primi Death In June con una convinzione che il pensionato Douglas P. oggigiorno se la sogna. Peccato solo per la tenuta poco marziale. Infine i Tons, fedeli al loro nome e al verbo degli Sleep, a che contaminano con una bella dose di hardcore, con ritmi spezzati e voce martoriata: spiaceranno forse ai puristi del genere, ma ci sanno fare alla grande. Fra i gruppi più attesi della rassegna sono da annoverare i pugliesi Cannibal Movie, col loro drum & keyboards che va perdendo i sapori funkraut del disco per evolversi verso qualcosa che al momento non è ancora ben delineato. nofest2012lakesFaticano un po’ a ingranare, poi quando tutto si fa più dinamico e quasi danzabile, con anche l’inserimento di pad elettronici, l’atmosfera migliora, così come la partecipazione del pubblico, alla fine è visibilmente soddisfatto. Qualcuno azzarda il nome dei Tangerine Dream e magari non è proprio il paragone più calzante, ma è musica che fa viaggiare e allora ci può anche stare. In attesa dei Chambers ci togliamo lo sfizio di visitare il Freaks Show (www.freaks-show.ch) dove, fra stand grottescamente addobbati, alcuni freak-punk svizzero-tedeschi (molto abbestia ma molto educati e, che ci crediate o no, organizzati meticolosamente!) mettono in scena teatrini del selvaggio west: venditori di cianfrusaglie e dischi di gruppi della patria del cioccolato che suoneranno il giorno dopo, folk singer in orripilanti calzamaglie, avvenenti acrobate tutt’altro che freak, parrucchieri pazzi. Curiosi, ma un po’ deludenti per l’assenza di vere mostruosità: certi indie rocker dal profilo lombrosiano che si aggirano per il festival avrebbero meritato la ribalta, onorando più degnamente l’originale spirito della cosa. I cinque toscani Chambers urlano (in italiano) la loro anima post hardcore-screamo e sono sicuramente piacevoli, anche se, obiettivamente, non originalissimi, giacchè il pensiero vola forse fin troppo velocemente ai più conosciuti Fine Before You Came. Arrington De Dionyso si presenta in completa solitudine e sciorina un set principalmente basato su di uno strumento autocostruito con tubi di scarico del lavandino, una specie di sax di cui poi elabora il suono: purtroppo l’idea non supera l’effetto di creatività naif all’americana e la noia fa presto capolino. Così, a risollevare lo spirito dei presenti, ci pensano le glorie locali Arturo, con il loro Torino hardcore sparatissimo, che fa il plauso generale chiudono la prima serata. Per dovere di cronaca dobbiamo anche segnalare che, lontano dalle nostre orecchie, nella famigerata e segretissima Mosconi Death Room (tanto segreta che alcuni non capiranno mai dov’è…), si sono esibiti in contemporanea gli Everybody Tesla, di cui nulla possiamo dirvi. Ma come prima giornata, essendo già da un po’ passata la mezzanotte, crediamo possa bastare.

(a cura di: Claudia Genocchio, Emiliano Grigis, Emiliano Zanotti)