Neunau – Il Ciclo Del Vuoto (Boring Machines, 2019)

In un mondo sempre più indistinto e superficiale un progetto come Neunau, che già avevamo conosciuto con l’EP di un paio di anni fa, svolge un compito essenziale: ridare vita e voce al genius loci, cogliere e trasmettere, attraverso il suono, la storia e lo spirito dei luoghi. Teatro dell’indagine de Il Ciclo Del Vuoto è, ancora una volta, la natia Val Camonica, che ci parla attraverso le fasi di estrazione, produzione e utilizzo del cemento, dalla cava di Parzanica (BG), dove viene estratta la marna, fino alla diga del lago Pantano di Temù (BS), dove viene messa in opera. Sarà forse un materiale poco simpatico, ma segna il territorio e le nostre vite in molti modi ed è dunque un elemento privilegiato di lettura del presente, delle sue attività e dei suoi spazi. L’enorme lavoro di documentazione, svolto con tutta una serie di microfoni a contatto e panoramici, confluisce nello studio di registrazione dove il materiale prende forma fruibile, stavolta – grazie anche alla maggior lunghezza rispetto al 12″ d’esordio – con una varietà stilistica che va dalla techno all’industrial fino addirittura al noise-rock. Se non mi credete ascoltatevi la conclusiva Movimento II e ditemi se non la credereste eseguita con strumenti tradizionali (non chiedetemi però come sia effettivamente composta, non saprei rispondervi). Altrove, Il Ciclo Del Vuoto é pura pesantezza industrial(e) che non può non richiamare i Test Dept. – ma in una versione dove, senza perdere un grammo di forza, il taglio politico e sociale è sostituito dal quello culturale e sociologico – Nastro Trasportatore e Anomalia sono soundscape ambient con e senza battiti, Movimento I un dub che sarebbe piaciuto a Z’ev. Attraverso campioni raccolti in profonde gallerie, su impalcature metalliche e a contatto con attrezzature ciclopiche, si entra così profondamente nel processo produttivo che quasi ce ne si astrae, ma il rischio è scongiurato dalla consistenza fisica che il suono mantiene: il ritmo del lavoro, la grana dei materiali, la pesantezza dei macchinari rimangono chiaramente leggibili nelle composizioni. È un fatto fondamentale, caratterizzante della musica di Neunau: corpo e anima non sono mai scissi. Lo testimonia anche la particolare cura dedicata alla copertina dell’LP, dove ogni singolo pezzo è stato impresso a mano con un macchinario a caratteri mobili risalente al 1880 conservato presso il Museo della stampa di Artogne (BS). Il vinile che avete fra le mani viene così ad essere il punto di arrivo di un insieme di storie e pratiche che operano per portare la realtà locale su un palcoscenico più ampio, senza farle perdere il legame con delle radici che restano perfettamente evidenti e rintracciabili nei solchi e nelle grafiche del disco.