Nestor Makhno – S/T (Stella Nera, 2011)

Il nome del gruppo dedicato ad un personaggio come Nestor Makhno già da solo regalerebbe la mia stima al duo di Nicola Guazzaloca e Francesco Guerri, se a ciò aggiungete che si tratta di una serie di live in Russia e che il disco esce per Stella Nera (la divisione discografica di Rivista Anarchica) potrei già parlare di un disco da stimare, anzi direi che sia un peccato che molto spesso lo splendido catalogo dell’etichetta venga ricordato quasi esclusivamente per i Franti invece che per materiali come i lavori di Roberto Dani, Detriti, Erik Friedlander e simili. Due live a San Pietroburgo, e due a Mosca oltre ad una serie di take ambientali nella metropolitana della capitale. Al di là delle tre field recordings, questo documento raccoglie tre frammenti in duo per pianoforte e violoncello.
Se Guerri non è un nome nuovo è perché si tratta di uno dei musicisti che ruota intorno al jazz “off” bolognese oppure perché si tratta di uno dei due violoncellisti italiani che hanno collaborato con Carla Bozulich (l’altro è Andrea Serrapiglio), Nicola Guazzaloca ormai è un nome parecchio conosciuto di quel jazz da zona di confine, un po’ per aver suonato in diversi ambiti e con molti musicisti, un po’ per una folta discografia che si spesso è transitata nei cataloghi di Amirani, Setola Di Maiale, Radio Tre e scusate se è poco pure Leo records (per altro lui e Trevor Briscoe sono al secondo album proprio in questi giorni). Lo stile di Guazzaloca è reso particolare dal pianismo funambolico miscelato in modo brillante con alcune influenze, ovvero: musica popolare, classica, jazz, colonne sonore vecchio stampo (molti vecchi cartoni animati era sonorizzati da jazzisti e/o orchestre) e musica da orchestra. Guerri lavora molto sul suono tradizionale dello strumento, quindi nessun tipo di effetto (per altro neppure per il piano), tutti i rumorismi più o meno soft che avrete modo di sentire sono il frutto di olio di gomito, crine, legni e corde. In moltissimi passaggi i due si concedono alla melodia, ma sono spiragli di luce in un dialogo comunque travagliato: certo, c’è da dire che su certe arie di violoncello e su certi fraseggi di piano qualsiasi aggettivo perde di senso, sono quasi commoventi. Un lavoro molto particolare e profondo.