Napalm Death – Smear Campaign (Century Media/EMI, 2006)

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Ancora veterani. Suppongo che suonare Grind/Death sulla soglia dei quaranta ti faccia vivere una quotidianità piuttosto normale, forse più o meno speculare ai fotomodelli di Lost. Eppure voglio credere che anche Shane Embury (ancora capace di far sembrare Petrucciani un sex-symbol) la mattina si faccia un quartino di scremato nel caffelatte. Perché no? Dai, a quarant’anni non puoi più bere Paraflù e cagar energia pulita. Lo sappiamo, i tempi di Scum sono lontani anni luce, come lo sono praticamente tutti i pionieri di quello scandaloso (per l’epoca) vinile. Jess Pintado (comunque non prime mover) si è estinto nell’alcool, Mick Harris in un flut di nazi-isolazionismo e Lee Dorian fa la statua da strada a Piccadilly Circus. Chi resta? Restano i Napalm Death di seconda (forse anche terza o quarta) generazione. Per carità, ideologicamente il disco suona con la stessa integrità di un qualsiasi lavoro di Angus Young o Lemmy Kilminster, roba da professionisti del rock n’roll insomma. Eppure…Eppure nessuno riesce ancora a togliermi dalla testa che il rock n’roll lo debbano suonare principalmente ventenni con un sacco di grilli per la testa. E forse anche ascoltarlo…tacci miei! Disco consigliato: a chi è cresciuto a Nestlé e Vegé, a chi è ancora schiavo del Golosastro e a chi inizia a credere nel Bio-Bio-Pio-Pio.