Mount Eerie – Ocean Roar (P.W. Elverum & Sun, 2012)

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A breve distanza da Clear Moon, sempre a nome Mount Eerie arriva Ocean Roar e si apre con Pale Lights, una cavalcata di dieci minuti nel pieno della notte che, sfumando, lascia spazio, solo per poco, alla fragile e flebile vocina di Elvrum, ancora più suadente nella successiva traccia che dà il titolo al disco (Sitting In The Car After The Music Stopped Abrupt, We Arrived In The Dark Lost And Disoriented). Leggevo da qualche parte che Elvrum nell’ultimo periodo è preso – abbandonato in parte lo strano cantautorato lo-fi degli esordi – dai Popol Vuh. Beh, in questo album, è presente pure una cover del gruppo tedesco, dal titolo Engel Der Luft, brano preso dalla OST del film Fitzcarraldo di Herzog: la melodia sublime di fiati, qui diventa un crescendo strumentale di chitarre che ne rispetta la forma e l’andamento. Se la pausa dal tour ha dato origine a questi due album in pochi mesi, auguriamo a Phil altre lunghe pause, magari non chiuso in studio per settimane, come sembra abbia fatto per Clear Moon. O forse sì. Sarà questa ossessione per i boschi e le foreste, ma Ocean Roar ha un’anima black metal romantico-pagana/apocalittica (“The sky was moving, I Saw it drift, seeing breathing waves of water roll in the sky. The wind has increased”), riconoscibile nel suono di certe chitarre o nelle registrazioni spesso sporche e bassissime tipiche dei primi gruppi del genere (emblematica in questo senso è la traccia Waves). Avrà messo la testa pure fuori dallo studio Phil, ma prontamente si è barriccato in casa, visto quello che lo aspetta fuori (“The world was frozen, I Ieft the studio. The whole town had been abandoned except for me. I walked home beholding”). Un ascolto ostico, un disco imperfetto, poco armonioso tra le sue parti, ma dal fascino maestoso, coerente ed inarrivabile.