Mount Eerie – Clear Moon (P.W. Elverum & Sun, 2012)

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Immaginare il chiaro di luna nel cielo scuro e impenetrabile. Phil Elvrum ritorna sempre in un modo apparentemente confidenziale, con la voglia consueta di sussurare nelle orecchie dell’ascoltatore. E la cosa strana è che il suo procedere minimalista ha un approccio “cosmico” (magari anche influenzato dalla musica cosmica di matrice tedesca di cui Elvrum sembra sia fan sfegatato). In Clear Moon appare più che mai questa contrapposizione rassegnata e disperata Uomo/Natura. Mi piace pensare a Elvrum come un personaggio spesso autoreferenziale e fiabesco, una sorta di folletto dei boschi che si è mosso dall’imprescindibile summa di tutto quello che rappresentava il cantautorato lo-fi degli anni ’90 con Microphones The Glow Pt.2 (2001) per finire con quel capovoro che ha dato poi il nome alla sua nuova creatura (Microphones – Mount Eerie del 2003). Clear Moon cresce con gli ascolti come un sussurro che piano piano si rivela, un rituale circondato da atmosfere desolanti (The Place I Live). In House Shape si inseriscono, e forse questo rappresenta una novità, tastiere e sintetizzatori in una specie di synth pop inquietante che alla fine diventa un gorgo di spazi pieni e vuoti (Something e Synthetizer), persi in mezzo alla nebbia (Clear Moon). Mai ci si potrà abituare alla placida indifferenza con cui la Natura e la Luna ci osservano. Come possa Mount Eerie evocare tutte queste sensazioni con un approccio così spartano e inventivo rimane un mistero. Forse quest’album, al pari di Lost Wisdom o Wind’s Poem, non sarà da annoverare tra i suoi capolavori, ma resta un ascolto imprescindibile nella variegata discografia disponibile.