Melampus – Hexagon Garden (Riff/Sangue Disken/Old Bicycle, 2015)

Il terzo disco dei Melampus pecca nell’artwork: pulito, essenziale, ben fatto, chiaro. Tutto perfettamente in regola, se non fosse che i ripetuti ascolti di Hexagon Garden mi avevano indotto a tutt’altre tinte, a vedere evocato fin dalla copertina di questo lavoro un ambiente più livido e cerebrale. Ma va da sé che se la critica più dura è quella, personalissima e giocosamente pretestuosa, nei confronti di una grafica comunque di livello, significa che nel complesso il lavoro del duo Pizzo/Casarubbia riesce nel loro intento. Quello di sublimare e portare a compimento un grande lavoro di limature che mette in connessione e fonde una retroterra, solidissimo, dark-wave con la voglia di sperimentare e giocare sull’alternanza analogico-digitale. A scandire un viaggio di poco più mezzora è la voce di Francesca, fascinosa e maliarda nel condurre il gioco su una base minimale e ossessiva nella ritmica, ma capace di arricchirsi e adornarsi con rumorismi, registrazioni ambientali e inserti più sconnessi. Sempre affascinante, a volte melodica, a volte decisamente sciamanica la musica riecheggia fasti musicali di decenni orsono ma il suono, come detto è aperto e più ricco del mero revival, decisamente contemporaneo. E poi, cosa gradita, ci sono i pezzi. Lo si capisce subito dall’attacco di May Your Movement, così darkwave ma così convincente come canzone in quanto tale, senza scivolare nella musica “for fans only”. Second Soul prima di stemperarsi in un pezzo alla Dead Can Dance tira fuori un attacco alla Death In June: ma è tutto il disco a muoversi su sentieri piacevoli e convincenti, tra registrazioni fatte da soli in casa (Worthy Pale blue Gemstone, pezzi per droni e voci), a Simple Man (e la sua reprise Question #3) che sfoggia una batteria acustica discostandosi dalle altre tracce dove le parti di batteria erano state suonate con una drum machine analogica. E se il cuore di un disco che gioca su basso, chitarra e strumenti analogici non fosse sufficiente, come si è detto e ampio (ma ben dosato) l’uso di filtri digitali e rumori d’ambiento, come appare chiaro in Night Laugh, brano aperto e chiuso dal suono di alcuni martelli pneumatici, raccolti dall’ambiente circostante e poi utilizzati filtrati per creare una distorsione che ben si adatta a questo interessante e valido lavoro dei Melampus.