Massimo Falascone – Works 05-007-2008 (Setola Di Maiale, 2008)

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Questo cd di Massimo Falascone mi è arrivato proprio insieme ad un vagonata di materiali della Creative Sources, ed è brutto dover fare classifiche e paragoni, ma visto che tanto si fanno ugualmente partirò dicendo che nei primi tre pezzi ha "spezzato le reni al Portogallo ed ha piegato le barbare genti all’italico verbo" come fecero Barbagli e Pregadio con i terribili Mimimmi. Il disco è stato una sorpresa notevole e a questo punto mi domando perché Falascone non si è fatto vivo prima: jazz, avant jazz o quanto meno jazz che pur facendosi localizzare in quel contesto si sposta ben oltre i confini in cui lo si vuole arginare, infatti Falascone fa largo uso di elettronica, effetti e pur mantenendo uno splendido gusto melodico "notturno", non sembra deciso a rimanere nei ranghi. Il cd raccoglie diverse collaborazioni e composizioni (alla faccia dell’impro buttata "a cazzo") che montate assieme all’interno della scaletta di un disco ne fanno un gioiellino multicolore che non soffre per nulla di crisi d’identità. Se l’apertura vede nelle prime due tracce dei sax che in modo diverso giocano a rimbldo con l’elettronica a suon di delay e campionatore nel terzo episodio le basse ed i campioni rientrano a pieno volume. Le melodie di Falascone per quanto cupe e visionarie tuttavia a differenza di molto avant jazz (soprattutto quello di stampo nordico) sono ancora dotate di un calore che per quel che mi riguarda non è una cosa da poco poiché significa che oltre al frigidume cerebrale c’è polpa attorno all’osso. Gran gusto nelle proporzioni e nulla buttato tanto per cercare di svecchiare musica altrimenti "passata", alla fine la qualità migliore di questo lavoro è il fatto di saper coniugare spessore e calore senza fare la benché minima fatica. Disconosco fin da subito quanto sto per scrivere, ma penso possa aiutarvi ad inquadrare per bene il disco: se l’ECM negli ultimi anni non si fosse più volte arenata come il cadavere putrescente di quella che fu una gran balena, si sarebbe nutrita maggiorente di plancton di questo tipo. Un lavoro ben registrato e curato magnificamente senza dispendio di mezzi dato che in alcune tracce come in Disarmonica 2 riesce a fare virtù di una semplice loop station, ma il gusto è ciò che fa la differenza. Dulcis in fundo ci si può concedere persino il tempo di una cover di Roscoe Mitchell (Ericka), una specie di outro per pacificare gli animi, ma si tratta comunque di Mitchell (Art Ensemble Of Chicago) quindi "pacificati" ma non troppo, ancora "violent pacification" a costo di ripetersi.