Maisie – Maledette Rockstar (Snowdonia/La Zona, 2018)

Tornano i Maisie per un’altro viaggio nel loro mondo, questa volta a base di pop Zappaiolo: i due sono accompagnati da una lunghissima serie di ospiti e danno vita a un concept sull’Italia e la musica italiana, contenuto in due CD con tanto di booklet super illlustrato per un totale di ben trentuno brani. Nessun cedimento a mode, abitudini musicali/estetiche o altri orpelli indie, Cinzia La Fauci e Alberto Scotti compongono con estrema cura canzoni pop italiane dal piglio teatrale e contaminate dai germi di rock/prog/psichedelia ma non solo, con un’alta qualità sia compositiva/esecutiva che di produzione. C’è vicinanza con quelle uscite ’70/’80 italiane capaci di assorbire in chiave nostrana lo psych/prog di quegli anni: per chiarire, i Maisie rispetto a Elio E Le Storie Tese partono dalle stesse basi arrivando a risultati distanti in termini musicali per varietà e idee, ma anche di contenuti, grazie anche agli acuti testi di Alberto che descrivono con registri molto diversi quotidianità e tempi moderni in modo personale e senza peli sulla lingua, facendo partecipare allo show surreale musicisti, personaggi politici, mostri, nani e ballerine. Non vi nascondo che anche se trovo i Maisie distanti chilometri dal “nuovo indie” o dal “nuovo hiphop/trap” e che li reputo tra le cose più vicine alla musica che vorrei ascoltare a Sanremo, allo stesso tempo non Maledette Rockstar non è nelle mie corde: lo spiccato gusto pop nazionalpopolare è un linguaggio troppo distante dai miei gusti. Lavoro curatissimo (maniacale?) e al contempo scanzonato, Maledette Rockstar è un esempio di un modo di fare musica corale rileggendo il passato e guardando in avanti che nell’era del digitale sarebbe il caso di riscoprire.