Mai Mai Mai – Theta (Boring Machines, 2013)

Tre anni fa, quando esplose la bomba, non mi impressionò praticamente nulla del giro della famigerata Borgata Boredom, né il vedere successivamente dal vivo alcuni dei gruppi di quel giro mi ha mai dato ragione di ricredermi. Non facevano ovviamente eccezione gli Hiroshima Rocks Around da una cui costola nasce però questo progetto davvero interessante. Il figuro incappucciato che si cela dietro al nome Mai Mai Mai lo avevamo incontrato all’ottava edizione Muviments mentre forniva la più improbabile colonna sonora a un aperitivo che si sia mai ascoltata e fa piacere ritrovarlo ora su vinile, in una dimensione certamente a lui più congeniale.
Novello dottor Moreau, circondato solo dai synth, effetti, microfoni e nastri, sintetizza una musica che non si può che definire industrial, ma che fortunatamente è priva di quella cappa greve e compiaciuta che oggi caratterizza la maggior parte delle produzione del genere. Theta resuscita lo spirito degli albori: in mezzo a quintalate di suoni sporchi e ritmi sintetici cogliamo beffarde melodie che si fanno strada illudendoci di poter guadagnare la ribalta per poi abbandonarci nel mezzo de caos; un gioco sottile di illusione e delusione che, anche nel suo ripetersi, dà sempre buoni risultati grazie a una scrittura attenta e rigorosa. A scanso di equivoci è giusto sottolineare come si tratti di musica non facilissima, caratterizzata da toni scuri e che viaggia sul filo del rumore, lasciando poco spazio alla facile fruibilità. Gli otto pezzi si caratterizzano tutti per un incedere meccanico piuttosto lento e per un suono sporco e granuloso, a cui si aggiungono di volta in volta recitati che ricordano i Laibach, campionamenti da fonderia e intricati ritmi sintetici alla Cabaret Voltaire, prima che si dessero anima e corpo al dancefloor. Cosa inusuale per dischi del genere e alquanto piacevole, frutto della citata qualità di scrittura, è il fatto che il disco sia ovviamente fruibile nell’insieme, ma che presenti brani godibili anche fuori dal contesto: a mio parere spiccano l’incidere lento del brano eponimo, Upnos con le sue poliritmie e la quasi wave Telos, ma ognuno, purché uso a simili sonorità, saprà trovare i propri preferiti.