Mai Mai Mai – 16/03/2014 Thimonnier (Verona)

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Per ospitare la tappa veronese del piccolo tour l’associazione Morse si appoggia al Circolo Thimonnier, un ex tipografia riadattata a loft lavorativo, dove una schiera di macchine da cucire contribuisce a creare un’atmosfera magari non propriamente industriale ma certamente industriosa. Stasera in pubblico è meno numeroso delle volte precedenti, ma sono i rischi connessi al fatto di organizzare in provincia, lontano dalla logica dei gruppi che richiamano schiere amici e parenti. Rischi che vale la pena affrontare, credo che nessuno abbia dubbi su questo.
A tenerci compagnia prima dell’inizio è l’eclettico set per solo vinile di Dj Cash, metà del gruppo elettronico Thempelof; poi, nella mise curata da Canedicoda, si manifesta Mai Mai Mai: cappuccio a tronco di cono e tunica beige che lo rendono simile a un Elephant Man associatosi a qualche setta massonica, prende possesso dei macchinari analogici, nondj_cash_thimonnier_copy prima di aver acceso una candela a illuminare debolmente parte egli strumenti. Cosa si può chiedere di meglio a un’esibizione del trovare conferma di quanto già ascoltato su disco? Solo il riuscire a far cogliere qualcosa di ancora più profondo del mondo interiore del musicista; questo è uno di quei rari casi. Dal vivo quello che è il concept di Theta – un viaggio nello spazio-tempo che parte dall’Egeo, luogo natale del nostro, e arriva qui da noi – si dispiega davanti ai nostri occhi (e alle nostre orecchie…): aiutano certamente i visual di vecchi documentari in bianco e nero sulla vita dei pescatori del Mediterraneo, ma è prevalentemente il sentire il suono nelle viscere e sulla pelle che te lo fa comprendere appieno. All’inizio un rumore di legno scricchiolante e percosso dalle onde ci cala nell’immaginario marino, poi è un tutto un susseguirsi di battiti e frequenze che si incrociano e sovrappongo, ci colpiscono a ondate con angolazioni diverse, ci cullano e ci si rovesciano addosso. Non c’è pausa fra un brano e l’altro, solo repentine rasoiate che di tanto in tanto sanciscono un mai_mai_mai_thimonnier_1_copycambio d’atmosfera, da drone vorticosi a momenti di stasi drammatica e sempre rumorosa, sebbene si rifuggano gli effettacci al rumor bianco dei massimalisti del power noise. Questa di Mai Mai Mai è musica che avanza a fatica ma che, pur non concedendo nulla alla facilità d’ascolto, coinvolge con le sue cadenze ipnotiche che combinano le frequenze ondulate dei drone coi batti sintetici, a volte caratterizzati da timbri curiosamente legnosi. È difficile sfuggire all’immaginario marinaresco e la metafora più calzante mi pare essere quella di un sintetico viaggio di Ulisse, che ci fa esperire tempeste di rumore granuloso, momenti di pace quasi funerea, melodie lontane (che siano le sirene?), canti salmodianti di popoli misteriosi, suoni spettrali provenienti chissà da dove. Anche noi, come l’eroe omerico, ne usciamo sani e salvi, giusto un po’ straniti nel ritrovarci, placatasi la tempesta, non su una spiaggia ma fra le pareti del Thimonnier. E con Dj Cash ancora alla consolle, come se nulla fosse successo.

Foto: Collettivo C<