L’Ultimo Disco Dei Mohicani, intervista a Maurizio Blatto

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Una varia umanità che spazza via qualsiasi noiosa "pippa" da appassionati di musica. La negazione assoluta di qualsiasi nozionismo musicale fatto apposta per escludere i non unti. Una girandola di personaggi tragicomici maledettamente reali: a metà strada tra una canzone di Jannacci e i fumetti di Alan Ford. Questi e decine di altri motivi rendono necessaria la lettura del primo libro di Maurizio Blatto, critico musicale di Rumore e negoziante di uno tra i più importanti negozi di dischi di Torino. Backdoor per l'appunto. Per leggerlo, non è necessario sapere quale accordatura usa Thurston Moore o di che segno zodiacale era Jerry Garcia: per godersi L'Ultimo Disco Dei Mohicani è sufficiente aver voglia di farsi quattro risate e, come in una striscia di Altan, non aver vergogna di mostrare le proprie deformità. Sia chiaro, non sto incensando né Moby Dick e nemmeno un tomo di Simon Reynolds, ma promuovo il diario di bordo di un navigante che annota una città in inevitabile cambiamento, ma che, nei ricordi e nei personaggi di chi narra, continua a pulsare un' italianità che non dovremmo mai dimenticare. Quella che il tempo ci sta togliendo.

SODAPOP: Partiamo dall'inizio o meglio dalla prima pagina. Non ti pare che mettere una bella figliola che "mozzica" un finto vinile in copertina, sia poco rappresentativo rispetto a ciò che contiene il tuo libro. Cioè, un uomo della tua statura musicale, conosce bene l'importanza della cover di un disco. E anche la Castelvecchi dovrebbe conoscerla. Oltretutto, quella bella figliola, mi pare sia quanto di più lontano e fuorviante ci possa essere dalla "bizzarra" clientela che descrivi nel libro. Mi viene in mente soltanto la compagna di Matt Dillon…
MAURIZIO: Io non ho avuto nessuna possibilità di intervento su copertina, titolo e sottotitolo. Tutto è stato deciso dall'editore. Mio malgrado, aggiungerei. Nessuno dei titoli che avevo proposto è stato ritenuto appropriato. Non sono stato consultato per l'immagine di copertina. Non so assolutamente chi sia la ragazza che morde. Tutto deciso dal direttore artistico. L'ultima parola spetta all'editore, perché si assume il rischio commerciale. E' una cosa che ho scoperto dopo aver firmato il contratto. Succede così per tutti, grandi autori esclusi, immagino. Per inciso la compagna di Matt Dillon era meglio, ed è pure una grande conoscitrice di Pasolini e Nick Cave.

SODAPOP: Da quando è uscito "L' ultimo Disco Dei Mohicani", si è incrementata la clientela di Backdoor? O forse soltanto l'affluenza di spostati?
MAURIZIO: Il libro ha avuto un riflesso molto positivo sul negozio. Clienti nuovi, clienti che ritornano. Forte senso di identificazione per chi c'è sempre stato. Succede anche che arrivi qualcuno da fuori Torino e "visiti" la Piazza. Sconcertante. Matti in affluenza costante, direi.

SODAPOP: Il Signor Franco (il suo socio d'affari in negozio, descritto come una "bellezza da Cat Stevens virato Bin Laden") da chi lo faresti interpretare in una eventuale trasposizione cinematografica della storia? E' davvero così scorbutico?
MAURIZIO: Hanno già proposto James Coburn e Bruce Willis. Io faccio davvero fatica a immaginarmi qualcuno nei suoi panni. Lui è Lui. Più che scorbutico direi risoluto. Non ho mai incontrato nessuno così capace di risolvere ogni tipo di situazione. E' una sorta di "livella" hardcore. Passa e mette tutti a posto. Non mi stupisce l'interesse che sta suscitando presso il pubblico femminile. Come si suol dire: "uomini così non ne fanno più".

SODAPOP: Io ho amato il tuo libro, soprattutto (ma non solo) per la malinconia che trasuda nella descrizione di un mondo provinciale che va' via via perdendosi, smarrendosi. Non fraintendermi, intendo dire che racconti una Torino cambiata e in cambiamento, dove resiste ancora una territorialità di quartiere evocativa degli anni settanta. Insomma il concetto stesso di negozietto come del vinile, è antitetico al megastore, all'omologazione commerciale. Sei d'accordo con questa mia sbrodolatura sociale?
MAURIZIO: Grazie. D'accordissimo. E' un aspetto importante, almeno per me, del libro. La territorialità della narrazione, una certa mitologia di quartiere mi premevano molto. Non a caso proprio nella seconda metà degli anni settanta-primi anni ottanta un certo cinema settoriale (il mondo Abatantuono e prima ancora Romanzo Popolare) ha descritto in modo impeccabile un'Italia urbana ma provinciale al tempo stesso. Il mondo post Amici Miei, quel lavoro sull'umorismo (malinconico, come dici tu) si è perso. O si sceglie il taglio tragico serioso o la risata da discount. Tutto quel patrimonio di mezzo sembra dimenticato. In quella direzione pensavo spesso mentre scrivevo.maurizio_blatto_1

SODAPOP: Il tuo collega Prevignano, una volta mi ha detto che, secondo lui, tra non molto, la musica rock/pop, ormai scomparsa dal commercio, verrà studiata nelle università alla stregua della musica del seicento o della varie facoltà umanistiche. Sei d'accordo con questo scenario (a mio avviso) apocalittico?
MAURIZIO: In parte è già così, mai come in questo periodo il "classic rock" è in voga. In negozio non ho mai venduto tanti vinili di Pink Floyd e Led Zeppelin (a giovanissimi, per giunta) come negli ultimi anni. Tra qualche anno moriranno tutte le rockstar più famose e allora la storicizzazione sarà ancora più conclamata. Il mercato è crollato. Tutto vero. Ma, per chiamare in causa un altro mio collega, Arturo Compagnoni (che è una mia guida in questo) l'underground è molto vivo. Piccole etichette, micro-scene, belle edizioni in vinile. Io personalmente non ho bisogno di grandi numeri, se c'è creatività e fermento, sono soddisfatto. Guardo, ascolto e compro voracemente. Aspetto sempre che arrivi qualche band giovanissima e ci spazzi via in un colpo solo. Lo so, difficilissimo, tutto è fagocitato velocemente ed è arduo inventare, ma non si sa mai. Nel frattempo io mi diverto ancora.

SODAPOP: Che ne pensi di Alta Fedeltà di Nick Horby? E' paragonabile al tuo lavoro, fatte le debite differenze geografico culturali?
MAURIZIO: Inevitabilmente, parlando tutti e due di un negozio di dischi. Ma Alta Fedeltà è un romanzo, ha una storia d'amore ed è molto più "segaiolo" sulla musica. Nel mio libro non ci sono classifiche, citazioni esasperate. Prevalgono i profili umani, e si può leggere anche senza sapere minimamente chi siano i Lightning Bolt. Detto questo Alta Fedeltà e Febbre A 90 sono due libri imprescindibili.

SODAPOP: Più o meno tutti gli amici che hanno letto "L'Ultimo Disco Dei Mohicani" si sono domandati se sia tutto vero ciò che racconti. Come fai a ricordare così tanti particolari e discorsi sparpagliati negli anni? Hai annotato tutto?
MAURIZIO: Drammaticamente vero. Ho cambiato giusto qualche nome e incrociato un paio di episodi, ma per una sorta di protezione simile a quella che si riserva ai collaboratori di giustizia. Se, da autore, avessi inventato tutto, credo che mi sarei auto-censurato. Una cosa stile "no, a questa non ci crederebbe nessuno". Io ho una memoria infallibile per gli episodi marginali, i particolari e le parole. Le cazzate mi si stampano in mente, non posso farci nulla. Appunti? Qualcuno solo per il protagonista di Andunella, un vulcano talmente ricco di espressioni dialettali e proverbi sghembi che ho arraffato una biro e scritto il meglio. Imperdibile.

SODAPOP: Nessuna delle persone descritte è venuta a chiederti conto del servizio che gli hai reso sulla carta? Mi viene in mente la famiglia Ciccia come Sborrovich o il Piastrellista. In fondo, scoprire di avere un soprannome consolidato può anche non far piacere.
MAURIZIO: No, per ora nessuno. La Famiglia Ciccia è autoreferenziale, non credo abbia nessun contatto con l'esterno. Sborrovich risulta assente da tempo e Il Piastrellista ritiene che scrivere il libro sia una vergogna da bianchi. Nulla di cui vantarsi. Quindi dormo sonni tranquilli, per ora.

SODAPOP: Ma la patologia dei malati di musica, ha una cura? Un suggerimento per le mogli/madri insomma. Alcuni panorami familiari da te descritti, da questo punto di vista, sono tutt' altro che rassicuranti.
MAURIZIO: Non c'è cura, ma è una malattia bellissima. Essendo contagiosa genera circoli virtuosi e piacevoli dannazioni. Alle mogli/madri consiglio di "partecipare", più si rema contro e più si imbarca acqua (cioè tonnellate di dischi).

SODAPOP: Considerando dove scrivi (Rumore) ed evitando inutili conflitti di interessi, credi che abbia ancora senso scrivere su riviste musicali oggi? Soprattutto considerando la quantità di informazioni che arrivano dalla rete. Credi sia paragonabile al discorso cd/vinili versus mp3 ? Mi pare fosse Frank Zappa che dicesse: " scrivere di musica è come ballare di architettura".
MAURIZIO:Io ritengo che abbia ancora molto senso scrivere sulle riviste, ma è assurdo non tener conto di come sia cambiato il mondo intorno. Fosse per me cercherei sempre di essere in ritardo. Le novità se le mangia la rete, il commento ponderato e autorevole (sperando che così sia) spetta alla carta stampata. Personalmente differenzio poi sempre il modo di scrivere di musica. La mia rubrica Mytunes su Rumore è un tentativo di parlare di una singola canzone con un approccio più narrativo e slegato dalla tipica critica nozionistica. Ma questo vale sia per la carta che per la rete, ovunque sia io sono stufo di leggere una retrospettiva "classica" su Joy Division o Jefferson Airplane. Insomma bisogna cercare di "pogare di gastronomia" (sarebbe piaciuta a Zappa?).

SODAPOP: A quando il seguito dell' Ultimo Disco Dei Mohicani"? Per inciso, non è la solita domanda di rito quanto la richiesta appassionata di un fan.
MAURIZIO: Si potrebbe fare una Treccani al riguardo. Tre episodi notevoli li avrei già, ma non sono sicuro di dare un seguito. Inizialmente avevo proposto all'editore di mettere un codice download nel libro. Una formalità ovviamente, che ti avrebbe automaticamente iscritto a una mailing list tramite la quale io mandavo, gratuitamente, nuovi episodi. Purtroppo non è stato preso in considerazione. Magari più avanti lo gestirò direttamente io, vedremo.

SODAPOP: Cosa ne pensi dei libri/biografie che parlano di musica? Senti di suggerirne qualcuno che ti ha impressionato particolarmente negli ultimi anni?
MAURIZIO: Anche qui, mi piacciono i tagli non abituali. Non la storiografia spaccaballe tipica e nemmeno il gossip da quindicenne. Bellissimo American Indie di Michael Azzerad, un vero affresco sull'America indipendente degli anni ottanta e superbo Saint Morrissey di Mark Simpson, un'analisi impagabile e super british del mondo (una sorta di being…) Morrissey.maurizio_blatto_3

SODAPOP: Chi è il tuo critico musicale di riferimento? in Italia e non.
MAURIZIO: Ho adorato Lester Bangs. Ho letto con attenzione, pur non essendone un fan, Simon Reynolds. Sono cresciuto con gli scritti di Alberto Campo. Leggo sempre con attenzione e piacere i miei colleghi Pomini, Compagnoni, Pecorari e Lo Mele. Mi piacciono molto Carlo Bordone del Mucchio e Stefano Isidoro Bianchi di Blow Up.

SODAPOP: La band/cantante piemontese a te più cara. (domanda tendenziosa in quanto chi domanda è piemontese ed ha amato "l'hardcore piemontese" sopra ogni altra cosa. Chissà se Gipo Farassino potrebbe capire)
MAURIZIO: Ha! Io sono cresciuto ascoltando Gipo A So Piemont, l'Absolutely Live del Piemonte h/c. Davvero nessuno come Farassino ha saputo raccontare Torino e dipingere certi personaggi. Io tifo Perturbazione (che in realtà sono di Rivoli…). Li trovo sottovalutatissimi, soprattutto dal mercato "grosso" e dalla canzone d'autore area Tenco. Un mese fa dopo averli visti per la centesima volta sono tornato a casa e non ho potuto non svegliare mia moglie. "Concerto fantastico. Probabilmente il loro più bello". "Sì, fino al prossimo" mi ha risposto lei mentre si girava sul ciscino.

SODAPOP: Ad un certo punto citi nel tomo, che hai due figli o due figlie, non ricordo. Ti piacerebbe continuassero la tua attività commerciale o preferiresti mettessero a frutto una laurea in legge (come la tua?)
MAURIZIO: Due figlie. La grande, 10 anni, studia chitarra e ieri sera mi ha fatto sentire il riff di Smoke On The Water. Non si va mai avanti su quel lato… Sinceramente credo che Backdoor chiuderà il giorno che deciderò di dedicarmi seriamente alla mia collezione (leggasi pensione, ammesso che ce la potremo mai concedere). Di sicuro auguro alle mie figlie di poter fare un lavoro che le gratifichi e rappresenti almeno in parte. Un augurio quasi disperato, in tempi come questi.

SODAPOP: Se non erro, nella tua vita sei transitato anche per il diritto del lavoro e poi in asl: cosa ne pensi dei tagli alla cultura che sta (ed ha già) propugnato il nostro governo?
MAURIZIO: Diritto del lavoro, in uno dei migliori studi legali di Torino. Per l'asl opero tutti i giorni, fornendo assistenza sanitaria in negozio, ma non ricevo rimborsi e nemmeno una seria inquadratura professionale. I tagli alla cultura sono l'esatta fotografia del nostro governo. Becero, ignorante e cieco. Non ha nessuna idea di futuro, di modernità. Attacca con livore e reale uso di atti e parole fasciste tutto ciò che è cultura. Non essendo nemmeno in grado di riconoscerla per ciò che è veramente oggi. Si inveisce contro la lirica anche perché si ignora completamente tutta la professionalità e pure l'imprenditoria che gira intorno al mondo del rock. Non viene nemmeno presa in considerazione. Prevale l'etica (?) primitiva del lavoro tipicamente nordista. Muti e andare. Il resto è merda. Se mai ci risolleveremo da questi scempi ci vorranno anni e non avremo nemmeno il supporto della scuola, che viene smontata pezzo per pezzo. I genitori portano la carta igienica e finanziano i corsi didattici paralleli al normale insegnamento. Nel frattempo Berlusconi si sveglia e dice che "la scuola pubblica non educa".

SODAPOP: Ultima domanda, in leggerezza. Perchè ti sei fatto fotografare con il disco della Pantera Rosa e Colazione da Tiffany nella copertina interna del libro? sono due di quei vinili da scatoloni ad un euro o pregiatissime rarità come Laura Betti che legge Pasolini?
MAURIZIO: Proprio per la leggerezza. Gli arrangiamenti di Henry Mancini, quelle copertine, La Pantera Rosa, sono esempi di eleganza impalpabile. Un profilo molto anglosassone e poco italiano (Calvino a parte, come si dice sempre in questi casi). Farsi i muscoli con tanta leggerezza è un esercizio che consiglio a chiunque.

SODAPOP: Grazie di tutto Maurizio, a maggio quando sarò a Torino per lavoro, verrò a salutarti.
MAURIZIO: Grazie a te, ti aspetto.

Fotografie di Luca Saini