Lucifer Big Band – Atto I (Bloody Sound Fucktory, 2012)

La big band di Lucifero – chi l’avrebbe mai detto? – è una one man band: lo sottolinea l’idolo di pietra che ci sbeffeggia dalla copertina. All’interno, una scritta al centro di una stella irregolare, composta da molteplici triangoli, ci annuncia trattarsi dell’Atto I. La faccenda si mette male.
Non è dato sapere in quale girone dell’inferno la Lucifer Big Band si esibisca, quel che è chiaro è che si tratta di un cerchio tempestato da vortici di synth e irriconoscibili, a tratti battuto da percussioni tribali; non passa un minuto da quando abbiamo iniziato l’ascolto, che già siamo nell’occhio del ciclone: non ne usciremo che dopo 50 minuti, alla fine del lungo brano che compone questo primo lavoro. Mi scoccia un po’ tirare in ballo il solito kraut, tanto più che, se da un lato le radici sono indubbiamente in certi anni ’70 hard-freak, dall’altro non c’è la minima traccia della maniera che permea tanti altri progetti stilisticamente similari. Quindi, se proprio Germania ’70 dev’essere, farò il nome dei Faust, che non valgono come riferimento stilistico, ma livello di spirito ci stanno perfettamente, col loro kraut che flirtava col rumore e anticipava il suono industriale, componente che qui mi pare essenziale. Così, avanzando a fatica nella tempesta di synth fumosi e schegge di elettronica space, incontriamo il voodoo di Hendrix e certi paladini del japan noise chitarristico, per arrivare alle percussioni tribali che sembrano estrapolate da Fire Of Purification dei Tribes Of Neurot. Decisamente un felice esordio sulla lunga distanza: più che rock satanico, rock sciamanico e di ottima fattura.