L’Enfance Rouge: oltre la fortezza europea

L’Enfance Rouge è un terzetto franco-italiano composto da François R. Cambuzat (voce, chitarra), Chiara Locardi (voce, basso) e Jacopo Andreini (batteria, ottoni) più vari altri musicisti che partecipano di volta in volta alle registrazioni e ai concerti. Sulla scena da oltre tre lustri (pur con un leggero cambio di nome) hanno dato quest’anno alle stampe il loro ottavo album Trapani-Halq Al-Waady, una delle migliori uscite discografiche della stagione, ponte fra il suono noise di stampo occidentale e la musica tradizionale dell’Africa del nord: l’unica “musica mediterranea” oggi possibile e sensata. Un album che è stato definito giustamente “enorme” e “unico” e che meriterebbe ben più della visibilità che ha avuto fin’ora. Nel nostro piccolo proviamo a dargliela e ad indagare le vicende che hanno portato alla sua nascita; rispondono alle nostre domande Chiara e François.

SODAPOP: Per iniziare mi sembra doverosa qualche parola di presentazione: dove siete nati, dove siete stati, dove siete ora. Credo che la storia de L’Enfance Rouge non possa prescindere dalla geografia…
ENFANCE: Abbiamo vissuto a Parigi, Londra, Berlino, Amburgo, Amsterdam, New York, Bruxelles, Roma, Barcellona e Tunisi. E forse dimentico altre città: abbiamo sempre cambiato casa e lingua ogni 3 anni. Né Chiara, né Jacopo, né io stesso abbiamo delle radice ben definite, o una famiglia che ci aspetta in un posto preciso se mai volessimo ripararci dai guai. Siamo stati indipendenti -anche finanziariamente- molto presto, verso i 16 anni.

SODAPOP: Ogni vostro album è intitolato col nome di due località, quasi gli estremi di un itinerario. Vanno intese come coordinate di viaggi effettivamente fatti e che vi hanno ispirato, rotte ideali, altro ancora?
ENFANCE: Sono sempre due città dove siamo stati. Per noi, è come segnare con una pietra bianca un periodo. Ed ovviamente queste due città ci sono care. Infine, un titolo come “Tashkent-Nouakchott” ci fa sognare molto di più che un altro “Dust Sucker”.

SODAPOP: Parliamo di Trapani-Halq Al Waady. Jean-François Troin nel suo saggio “Le metropoli del Mediterraneo” parla di questi nuclei urbani (Marsiglia, Tunisi, Genova, Damasco,…) come città di frontiera e al contempo città cerniera fra mondi diversi. Il suono dell’album sembra riflettere tutto questo: noise urbano e musica orientale che a volte si scontrano, a volte si compenetrano. È una foto lucida, né inutilmente drammatizzata, né edulcorata, del Mediterraneo attuale. Puoi raccontarci com’è nato e si è sviluppato il disco?
ENFANCE: Da più di otto anni, L’Enfance Rouge preparava il suo settimo album, un progetto pensato in collaborazione con i musicisti dell’orchestra nazionale della Rachidia e de l’Institut Supérieur de Musique de Tunis (Tunisia).
Nel 1995, François R. e Chiara si trasferirono a Tunisi. Affascinati da sempre dalla musica arabo-andalusa, dai suoi “modi” musicali e dai suoi ritmi dispari, partirono a vivere in Tunisia per iscriversi al Conservatoire Nationale de Musique Populaire de Tunis.
lenfance_rouge_Di ritorno in Europa, posero le basi di una collaborazione con Mohamed Abid, maestro incontestato di ‘oud in seno all”Orchestre de la Rachîdia e de l’Institut Supérieur de Musique de Tunis. L’idea era di fondere una certa elettricità pan-occidentale con i fasti della musica orientale, creare una sinergia creativa tra larsen, feed-backs e questi famosi quarti di tono della musica orientale. Precisando che da un lato come dall’altro del Mediterraneo, non c’era nessuna volontà di realizzare una world-music ben formattata e alla moda, né alcun turismo/orientalismo o colonial/intellettualismo.
Uno scambio di partiture e di registrazioni ebbe luogo tra l’Europa e la Tunisia e questo negli anni che videro L’Enfance Rouge percorrere in largo e in lungo l’Europa e i suoi dintorni, in più di 1800 concerti, da Vilna a Siviglia, da Bilbao ad Atene.
Nella primavera 2007, L’Enfance Rouge attraversò di nuovo il Mediterraneo da Trapani (ultimo porto occidentale sulla costa siciliana) verso Halq al-Waady (porto della città di Tunisi, più conosciuto in Europa sotto il nome de « la Goulette »). La finitura degli arrangiamenti  e le registrazioni definitive presero più di quattro mesi. Fu un periodo epico, difficile ed eccitante. Uno choc culturale, come previsto. La scrittura musicale orientale si rivelò essere soprattutto orizzontale (ritmi e tempi) e raramente verticale (armonie), quasi il contrario della musica occidentale. Un ulteriore problema fu posto dalle minime escursioni dinamiche tipiche della musica magrebina, mentre L’Enfance Rouge ama i silenzi, i pianissimo, i fortissimo. I musicisti tunisini, dal canto loro, si trovarono a dover familiarizzare con le specificità del linguaggio rock’n’roll, con tutti i suoi “stop & go”, “breaks”, “clusters”, agogismi,  etc. e, non ultimo, con il volume sonoro e le dissonanze Rouges.
Nell’ottobre 2008 l’album era pronto, registrato e missato. Tutti i suoi attori sentivano che era stato realizzato un progetto unico e come scrisse Ahmed Darwish per Trasporti Marittimi: “Feedbacks occidentali e malati, quarti di tono orientali e pungenti. Questo disco è enorme ma soprattutto unico: nessuno prima era riuscito così onestamente in un melange di generi, e soprattutto non si parli di un Kashmir di zeppeliniana memoria. Con i musicisti dell’Orchestra de la Rachidia di Tunisi, L’Enfance Rouge è andata ben più lontano, oltre la fortezza europea…”

SODAPOP: Proprio a proposito della rotta affrontata in questo nuovo disco. È il primo che nel titolo “congiunge” due sponde del Mediterraneo, quella europea e quella africana, tracciando, tra l’altro, un percorso breve ma ricco di storia: è la rotta seguita dagli arabi per invadere la Sicilia nel IX secolo e la direttrice delle moderne migrazioni. Pensate che questo mare sia ancora il centro del mondo, o almeno una valida metafora delle dinamiche che oggi attraversano il nostro pianeta?
ENFANCE: Per noi il Mediterraneo è uno dei posti più interessanti del mondo, uno dei suoi vari centri. Intendiamoci: non sono le sue bellezze da cartoline dell’APT della Provincia di Lecce o Ragusa che ci interessano, ma ovviamente lo scambio secolare che c’è stato fra le sue quattro sponde, questo scambio che ormai viene negato e storicamente rinnegato.
Il Mediterraneo è sempre stato una zona che ci ha attratti, per questa formidabile mescolanza e questo largo scambio di idee. Non penso che le culture del Mediterraneo influenzeranno l’Occidente. Le cosiddette culture mediterranee di questo lato del Mare Nostrum sono quasi morte o definitivamente travolte (vedi quest’orrore che è la pizzica, checchè ne dica l’Istituto Diego Carpitella) e l’Occidente europeo è troppo arrogante, ignorante e pigro per potere soltanto riflettere oltre il Budha Bar o Khaled, più lontano da questa visione edonistico-turistica della cultura mediterranea.

SODAPOP: Dal vivo, per riprodurre un album con una tale quantità di suoni, venite accompagnati da alcuni dei musicisti che hanno suonato sull’album o semplificate il tutto?
ENFANCE: Le difficoltà sono state burocratiche, quando siamo partiti in tour con i nostri amici tunisini, in aprile e maggio 2008. Direi che la fortezza europea è veramente ben difesa, dalle destre come dalle sinistre.
E’ anche un problema finanziario: sono 12 persone sulla strada, e non possiamo non dichiarare i musicisti tunisini. Se ci fosse un ispezione del lavoro, come accade spesso durante i concerti in altri paesi europei, i nostri sarebbero ammanettati, rinchiusi poi mandati via, con una multa ed il divieto di tornare in Europa per vari anni. Anche solo per questo sarà quasi impossibile venire in tour in Italia con l’ensemble tunisino.

SODAPOP: Trapani-Halq Al Waady  da un lato riprende, perfeziona e armonizza tendenze già presenti nel precedente Krsko-Valencia, ma ripropone anche due pezzi che erano su Rostock-Namur: Tombeau Pour New York e Otranto (qui col testo in francese anziché in italiano). Perché questa scelta?
ENFANCE: Tombeau Pour New York e Otranto sono stati scritti originariamente per il progetto tunisino. Le prime versioni, in italiano, erano per noi delle specie di demo, di prove d’arrangiamenti con archi e percussioni. Ma Mohamed Abid aveva già gli spartiti da anni.l_enfance_rouge_-_affiche__tunisiens

SODAPOP: Andrea Ferraris, nel recensirvi su queste pagine, citava Cavalli Sforza, Levi-Strauss e il Gillo Pontecorvo de “La battaglia di Algeri”. È un discorso che vale un po’ per tutti i vostri dischi, ma per quest’ultimo in particolare: i semplici riferimenti musicali sono insufficienti a descrivere la vostra musica. Mi dite qualcosa delle vostre fonti d’ispirazione?
ENFANCE: In primis, c’è tantissima poesia. Mahmud Darwish, Adonis, le Mu’allaqat, Abu Nauwas, Al Mutanabbi, Imru’l Qays, Maryana Marrash, Nizar Gabbani, Abd Al-Wahhab Al-Bayyati, Nazim Hikmet, per rimanere in quest’area geograficamente enorme.
Musicalmente, per quello che ci riguarda, devo dirti che non compriamo più dischi rock da almeno sette anni, anzi l’ultimo è forse stato Spiderland degli Slint. E questo per vari motivi: o i nostri vari amici europei ci masterizzano tutto quello che può interessarci, o da musicisti siamo diventati veramente troppo blasé, analizziamo immediatamente ogni nota, riconoscendone tutti cliché ed influenze, e non godendone più l’immediatezza. Per farti capire, ascoltare ora i Sonic Youth  è per me come essere fan dei Beatles negli anni 80, ovvero vent’anni dopo. Posso esserne affezionato, ma non riconosco loro più ne freschezza ne modernità. Gli unici dischi che compriamo sono quelli difficilmente reperibili, soprattutto in Italia. Amina Fakhet, Hamza el Din, Munir Bachir, Abd el Wahab, Mokhtar al Saïd, Abd el Gadir Salim, Sheikh Ahmad al-Tûni, come la Rembetika o l’incredibile serie Les Ethiopiques. Ma siamo un gruppo rock, decisamente. Rivendichiamo il diritto – se non il sensato obbligo – di bruciare qualsiasi chiesa, anche musicale.

SODAPOP: Il vostro gruppo, anche per l’esperienza accumulata nel corso degli anni, è una specie di crocevia per le collaborazioni fra musicisti e realtà diverse: penso solo alla coproduzione fra T-Rec e Wallace che ha permesso l’uscita degli ultimi due album. Ma siete anche legati ad altre realtà che partono dalla musica ma le cui implicazioni vanno ben oltre. Sto parlando di République du Sauvage e di Trasporti Marittimi. Vuoi parlarcene?
ENFANCE: La République du Sauvage. Abbiamo scritto la prima “Costituzione della Repubblica del Selvaggio”, con uno manifesto programmatico in quattro punti. All’art. 3, si legge non solo che questa è una Repubblica anarchica e laica, ma anche che non vi sono distinzioni di origine, etnica, razza e religione; in termini pratici essa si traduce in una musica che abbraccia influenze e tradizioni di diversa estrazione. Non potevamo fare altrimenti. Quando Les Hurlements D’Léo -un gruppo famosissimo in Francia- ci chiamò,  chiesero di: a) aiutarli a fare qualcosa di diverso dalla loro musica goliardica; b) distruggere il loro pubblico.
E’ stato un successo, soprattutto per il punto b. (www.virb.com/republiquedusauvage, www.fromscratch.it). François è il direttore artistico e la mente malata dei Trasporti Marittimi, un associazione culturale molto idealista ed internazionalista (www.trasportimarittimi.net).

SODAPOP: siamo in chiusura, ti ringrazio per la disponibilità e ti lascio con la più scontata delle domande. Quale saranno i vostri prossimi viaggi?
ENFANCE: -Il Quartier St Jacques, a Perpinyà, Catalunya del Nord (Rossellò), ovvero il più antico e popolato insediamento gitano in Europa.
-Febbraio/Marzo 09: Tournée Mauritania / Maghreb / Medio-Oriente / paesi del Golfo.
-L’Occidente nei buchi di tempo.

www.enfancerouge.org  www.virb.com/enfancerouge