Le Singe Blanc – BaïHo (Whosbrain/Bar La Muerte, 2008)

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Prendo spunto dall’entusiastica recensione di un loro live in quel di Villafranca redatta dall’esimio collega Zanotti per tirare fuori dal mucchio questo cd che negligentemente ho tardato secoli a recensire, complice forse la difficoltà ad affrontare un gruppo che, cito qui il sempre esimio collega Zanotti, "trita senza pietà qualsiasi genere gli capiti sotto tiro: dal doom metal alla dance e tutto ciò che può stare fra questi due lontanissimi poli". Trio francese, basso-basso-batteria, di Metz, Le Singe Blanc arriva con BaïHo, se ho ben contato, all’album numero otto. Un numero che, pur tenendo conto del fatto che questi ceffi sono attivi ormai da quasi dieci anni, appare comunque considerevole. Questo per dire che i tre non sono propriamente di primo pelo, e si sente. Musicalmente Le Singe Blanc sembrano rifarsi, semplificandoli, a consolidati schemi jazz core, e a perseguire una via, effettivamente personale, irruente e incattivita dei ritmi punk funk, il tutto condito da massicce dosi di noise rock (e sottolineerei rock). Il suono mi ricorda talvolta i Ruins, pur essendo il gruppo francese molto più dritto del duo nipponico e decisamente meno prog: musica comunque allo stesso tempo pestona e deviata, ironica, eccessiva e caricaturale. Quantomai caratterizzanti, nel bene e nel male, sono poi le voci, spesso usate in modo demenziale, al limite dell’irritante, una via di mezzo tra un falsetto e una mossa di kung fu. E’ facile immaginare, e le entusiastiche parole spese dall’esimio collega Zanotti sembrerebbero confermalo, che la dimensione live sia la più congenita per apprezzare un gruppo simile, il cd, infatti, pur non presentando sbavature formali ed essendo ottimamente registrato (al banco di regia Rico degli Uochi Toki) lascia aperti alcuni interrogativi e a tratti appare un po’ limitante. In compenso, in coppia con il cd, c’è un dvd, testimonianza del tour in Cina tenuto da Le Singe Blanc un paio di anni fa, grazie al quale il "malato disegno del gruppo" (cit. rec. esimio collega Zanotti) appare in tutta la sua potenza, davanti a drappelli, ad onor del vero non sempre così numerosi, di punk cinesi osannanti.