Laghima (Gian Luigi Diana, Frederika Krier) – S/T (Setola Di Maiale, 2011)

laghima

Laghima, in antico sanscrito, significa “levitazione”, il diventare più leggeri di una piuma, andare oltre il proprio corpo. A tale levità è ispirato il duetto fra l’italiano di stanza a New York Gian Luigi Diana, che incontriamo spesso e nei ruoli più disparati e la violinista rumena di nascita ma tedesca d’adozione Frederika Krier (Molecular Vibrations): il risultato è un album affatto originale.
Le dodici libere improvvisazioni sono tutte costruite sullo sfiorarsi fra il violino, che per lo più guida le danze, e l’elettronica, all’insegna di una leggerezza di tocco che tuttavia non esclude una certa fisicità, con suoni gravi e qualche fugace incursione nel rumore, a palesare la presenza di quel corpo fisico che della levitazione è l’ostacolo, ma anche l’oggetto principale. Servendosi di diversi linguaggi, musica classica, jazz, minimalismo, i due ci accompagnano da un capo all’altro dell’Oriente alla ricerca di una comunione che conosce i suoi alti e bassi e solo sul finale si concretizza pienamente. In effetti, più che musica da meditazione o colonna sonora per esercizi di levitazione, Laghima è la narrazione di tentativi e cadute, un album di tensione fra corpo e spirito, tutto giocato su suoni diafani di diversa natura: alcuni hanno la morbidezza e la trasparenza di petali, altri la fredda spigolosità dei cristalli. Ed essendo paragonabile a un viaggio all’interno di uno spirito in tumulto, nessuno dei due musicisti interpreta un ruolo fisso: a volte è il violino ad incarnare la leggerezza, con l’elettronica che tenta di ancorarlo a terra, altre volte le parti sono invertite. L’ascoltatore è così chiamato più alla partecipazione attiva che non al trasporto, ma si tratta pur sempre di un’esperienza emotivamente coinvolgente, oltre che appagante per quel che riguarda l’ascolto. Decisamente consigliato.


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