K-Branding – Facial (Humpty Dumpty, 2009)

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Molto interessante, ecco finalmente un gruppo che ha dei riferimenti che oggi non sono così comuni, non dico necessariamente fuori moda, ma già solo per avermi ricordato gruppi ed atmosfere del giro sperimentale di fine Ottanta, inizio Novanta fa sì che li differenzi di parecchio dalla maggioranza delle tavanate pseudo-free, proto-jazz-core, krimson-pure-io che spesso mi è capitato di sentire di questi tempi.
I belgi K-Branding di Brussel vengono presentati come trio jazz-core, ma in un certo modo questo potrebbe anche essere riduttivo visto che sì, è vero, vanno di jazz-core e di free suonato a badilate stile Ruins o Zu più soft, ma non si riducono a quello, infatti spesso assomigliano molto di più a delle cose strambe che uscivano qualche tempo fa dal Giappone e non solo, se proprio serve fare dei nomi oltre a quelli già fatti aggiungerei gli Ultrabidè, i Godz of Kremur, Optical Eye e qualche cosa dei vecchi Boredoms (che per il sottoscritto rappresentano il primo gruppo jazz-deviant-core visto da adolescente… e che bel vedere che erano! ). Esatto, i K-Branding in un certo senso si riallacciano ad una tradizione di musica rock-deviante europea che le teste di cazzo che mi dicono che dischi comprare si sono dimenticati velocemente (perché "yankee go home… ma se sono americani saranno senz’altro meglio che gli svizzeri, o i francesi"). Quanto detto implica che le melodie siano mediamente cupe, acide e mezze storte, un trip andato a male e quel sano gusto per la decadenza tutto europeo che ha fatto sì che Kaspar Brotzmann (Dio bono ho detto Kaspar Brotzmann!!), Bastard (quelli francesi) abbiano segnato più a fondo il rock di quanto a volte lo si voglia ricordare e il noise transalpino il suo suono ce l’aveva, molto di più di quanto ce l’abbia il post-rock che arriva da quelle lande (i K-Branding sono Belgi, quindi rientrano in gioco di sponda). Facial non suona per nulla vecchio, infatti anche se prende il via da quelle atmosfere si sposta pian piano altrove, brancolando nel buio e cercando pian piano una sua dimensione.
"Americans are cool! Americans are cool! Americans are cool! Bullshit!" (Spermbirds)