Justice – Woman (Ed Banger, 2016)

E’ tornato, dopo un silenzio duranto cinque anni, il duo francese. Quando si parla di Justice mi sembra evidente che i riferimenti per mille motivi vadano verso gli scomodi Daft Punk che tutti cerchiamo di non citare per non scadere nell’ovvio. Visto comunque il livello raggiunto dai cugini cattivi Gaspard Augè e Xavier De Rosnay sia con Cross (pazzesco) che con  Audio, Video,Disco – due dischi a loro modo sfrontati e riuscitissimi, pur nell’ingombrante paragone citato –  è con Woman che, purtroppo, le aspettative si tramutano in delusione. E’ ingeneroso ma di fronte alla magniloquenza raggiunta nel 2013 con  Random Access Memories, gli stessi Daft Punk hanno alzato l’asticella e fatto un passo da gigante (l’ennesimo forse) pur guardandosi indietro. I Justice, al contrario, hanno preferito inserire un rassicurante pilota automatico pur rimanendo nel medesimo campo da gioco, ovvero quello di un suono dalle atmosfere funky disco anni 70 (Safe And Sound), forse pure troppo soffuso e inconcludente rispetto ai capitoli precedenti. Cade quindi anche una caratteristica che ce li aveva fatti piacere tantissimo, ovvero quella di avere un retaggio ancora più rock (quasi metal) dei “robots rock” originali. Questo immaginario viene rievocato anche questa volta con titoli ammiccanti (Heavy Metal), ma non in grado di cambiare le sorti di un disco di facile lettura, fruibilissimo, che sposta le coordinate verso i conterranei M83 , ma che  è poco incline ad osare e lasciare il segno; mentre i padroni della ditta (i D.P. non il P.D.) hanno già chiarito a chi appartiene il brevetto sul medio e lungo periodo.