JK Flesh – Posthuman (3by3, 2012)

È bello ogni tanto ritrovare certezze che non siano le solite, inutile reunion di gruppi zombie, più o meno in forma. E parlando di condizione fisica, mi sa che Justin Broadrick non lo trovavamo a questi livelli dai tempi del primo Jesu (i Greymachine non ci avevano impressionato più di tanto).
Nascosto dietro al nuovo pseudonimo JK Flesh, il nostro torna a frequentare le atmosfere plumbee che furono dei Godflesh migliori, adattando i suoni e la strumentazione ai tempi correnti: quei giorni sono lontani, ma il confronto è inevitabile. Ascoltando Walk Away o Underfoot non può non tornare alla mente un album come Love And Hate In Dub o le decine di remix che il nostro ha dedicato alla sua creatura. In Posthuman sentiamo meno chitarre (ma quando ci sono lasciano il segno), la voce è un suono quasi irriconoscibile (si senta l’iniziale Knuckledragger) e le macchine la fanno da padrone, inevitabile con un titolo del genere. Ma il fattore umano è comunque presente, ed è quello il legame con il passato che ci permette di interpretare correttamente questo album. L’allontanarsi dal rock, recuperando cadenze breakbeat e facendole evolvere verso il dub-step non va letto come un cedimento alla moda del momento, è invece la ripresa di un discorso che il nostro, con alcuni suoi sodali (penso in particolare a Mick Harris e Kevin Martin), aveva contribuito a iniziare e di cui ora coglie legittimamente i frutti. Ne esce un disco certo non innovativo ma sicuramente al passo coi tempi e dotato di una propria, precisa personalità, di uno spirito scuro che non saperi definire in altro modo che “industriale”. Bentornato, Mr Broadrick.

JK Flesh suonerà al Supersonic Festival che si terrà a Birmingham dal 19/10 al 21/10  http://www.supersonicfestival.com/