Isterismo + Circuits + Collapsed Toilet Vietnam + Leprosy + Kromosom – 16/10/10 Arthouse (Melbourne)

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Nella nostra trasferta downunder non poteva mancare un concerto alla mecca del punk locale: all'Arthouse infatti ha suonato praticamente qualunque gruppo punk/hardcore sia passato da Melbourne negli ultimi vent'anni; il locale oltre al bar e sala da concerti al piano terra ha anche un biliardo con divanetti nella stanza adiacente e un ostello ai piani superiori con tanto di pub e cucina. L'occasione di farci una visita si presenta per il concerto dei giapponesi Isterismo che, supportati da una lunga fila di band locali, proveranno a rinverdire i fasti dell'hardcore italico anni ottanta: i nipponici propongono infatti proprio questo genere di musica tanto caro a noi di Sodapop.
Arrivati per una volta in tempo al concerto possiamo vedere ogni gruppo dall'inizio, anche se con un po' di ritardo stavolta non ci saremmo persi molto: i Kromosom suonano un punk crust semplice e diretto quanto scontato e banale e dopo avere guardato per un po' le movenze dei suonatori sul palco e le creste che pogano di sotto ci allontaniamo per preservare i timpani, dato che da queste parti sul volume non si lesina di certo; i Leprosy sono aisterismolivearthouse2ppena meglio, se non fosse che la voce del cantante è riverberata al massimo (e già quella del cantante dei Kromosom non scherzava), tanto da risultare addirittura comica. Andiamo un tantino meglio con i Collapsed Toilet Vietnam, band dove suonano tre membri dei Whitehorse: purtroppo il misto di grind e crust non convince del tutto, sia i suoni che i pezzi sono un po' fuori fuoco. Quando ci stiamo per rassegnare ad una lunga attesa, la serata si scalda con l'ultimo gruppo locale, gli ottimi Circuits che snocciolano un hardcore veloce, "crustato" e appena smetallato davvero prodigioso con tanto di voce femminile in screaming acuto incredibile, poderoso chitarrista capellone travestito da donna, bassista minaccioso ai cori e batterista a mille all'ora: ce ne fossero di gruppi così; tralaltro riconosciamo il batterista come lo stesso dei Sex On Toast, sofisticata band lounge/jazz/rock già vista nei giorni precedenti e lontana chilometri dai suoni che passano qui all'Arthouse: è tipico di un ambiente dove ognuno suona quello che gli va senza farsi grossi problemi. I quattro giapponesi salgono sul palco quando ormai i ragazzi delle prime file si sono già riscaldati per bene e non si fanno certo pregare per fornirgli altro materiale buono per il pit: come sempre nello stile dei nipponici la replica dei suoni originali è ottima, dagli ampli esce una miscela davvero da paura principalmente a base di Wretched, inoltre anche se non abbiamo capito una sola parola ci assicurano che i testi sono tutti cantati (urlati) in italiano; show breve, incisivo ed efficace che ci lascia più che soddisfatti, e prima di scappare verso il tram non ci facciamo mancare due chiacchere coi ragazzi giapponesi al banchetto, il tutto ovviamente in un italiano maccheronico.