Iron Molar/Peacemaker – Split CD (Fucking Clinica, 2008)

Il nuovo parto della Fucking Clinica è gemellare, siamese e internazionale. Ad accompagnare il secondo passo degli Iron Molar nell’inferno noise è, a mo’ di Virgilio in versione diabolica, Peacemaker, progetto “rumoroso” del batterista dei già di per sé rumorosi Brutal Truth e Total Fucking Destruction. Un pezzo per gli italiani, tre per l’americano.
Che lo spazio riservato ai nostri connazionali sia così ristretto è un peccato, perché Là Dove Vita C’Era I Volti Sembran Teschi In Cera è un ottimo pezzo, scandito da un solenne battito marziale, che si sviluppa fra drone e distortissimi vocalzzi: il black metal visto attraverso le lenti deformanti dell’harsh noise. Non pensate però a una versione pizza e mandolino degli MZ 412: ciò che di black trovate qui non è tanto il grottesco stereotipo metallaro, quanto lo spirito selvaggio e genuinamente malefico, quasi punk, degli inizi. Il gruppo (qui per l’ultima volta in formazione a tre) sta sviluppando una propria personalità e dimostra di saper elaborare modelli pescati fuori zona, ibridando il noise con salutari tossine. Peccato che per ora ci si fermi qui. Quando attacca Peacemaker, tuttavia, i rimpianti sono ben presto dimenticati: Rick Hoak sfoggia una classe che giustifica ampiamente lo spazio riservatogli. I suoni ovattati di I Not Pose inquietano, suggerendo l’idea di una belva che respira sotto la superficie dell’acqua, pronta ad emergere; invece non accade nulla e l’organo vagamente chiesastico di A Short But Interesting Message From God ci conduce, attraverso discrete stratificazioni, in territori prossimi ai Popol Vuh di In Der Garten Pharaos. È il preludio alla fine: Last Night I Dreamt We Destroyed The World ha un titolo programmatico, ma può solo suggerire la lenta apocalisse descritta dalla musica. È proprio questa descrittività a colpire: tenendosi ben lontana dalla volgare dimostrazione di potenza noise, Peacemaker ci conduce in un racconto “per suoni” attraverso metropoli devastate dal Leviatano e paesaggi battuti da venti metallici; impressionante.
Ultimo ma non ultimo, un plauso alla bella confezione in formato A5 che accompagna il CD, otto pagine con testi e grafiche in tricromia che si affrancano dal modello bastardnoisiano per approdare a una versione cyber del surrealista svizzero Heartfield.