Io, Monade Stanca – The Impossible Story Of Bubu (Africantape, 2009)

Il primo scoglio da superare è il nome, più adatto a un romanzo di Susanna Tamaro che non a un gruppo che gioca al confine fra noise e jazz-rock muscolare. Fattasene una ragione, ci si può addentrare nel secondo album di Io, Monade Stanca, in uscita per i tipi dell’etichetta francese Africantape, sempre molto attenta alle proposte della nostra penisola (già in catalogo Three Second Kiss e Aucan).
Semplificando, la musica del terzetto canavese si potrebbe definire come math rock, con il pregio di non perdersi in tecnicismi o eccessiva enfasi strumentale, scomponendosi invece per blocchi, ora compatti, prossimi agli Zu maggiormente “corrazzati”, ora più slabbrati, anche se non in tutti i momenti le composizioni appaiono perfettamente a fuoco. Come spesso capita in questo tipo di musica è il basso a costituire la spina dorsale delle composizioni, mentre batteria e chitarra procedono a singhiozzo, ostacolando scherzosamente il procedere del pezzo, ma alla lunga anche l’ascolto, una volta che il giochetto si è fatto formula e scade nello stucchevole; un vizio comune a molte band, che nel tentativo di non essere troppo seriose appesantiscono il suono con orpelli che rendono dispersivo il brano. La voce, usata alla stregua di uno strumento, è dosata con parsimonia, ma quando c’è lascia il segno, ad esempio, in un pezzo come Datemi Subito 10 Euro, ipotesi per una Rollins Band del terzo millennio. Sarebbe forse il caso di investirci di più, sfruttandola come mezzo capace di ordinare e indirizzare la materia sonora del gruppo verso una scrittura non necessariamente più lineare, ma meno fine a sé stessa.