The Eagle Twin Ascend the Iceburn: intervista a Gentry Densley

Dopo aver ripercorso la carriera di Gentry Densley dagli esordi (Iceburn) ai nostri giorni (Ascend e Eagle Twin) nell’articolo monografico, completiamo questa breve rassegna a lui dedicata lasciandogli la parola. È l’occasione per approfondire alcuni argomenti, precisarne altri e arricchire la storia col racconto delle sue esperienze personali, un’utile appendice a una storia che ha ancora molto da dire.

SODAPOP: Puoi ricordarci qualcosa dei primi giorni con il gruppo? suonavate già molto personali a partire dal primo 7″, anche se nulla in confronto alla metamorfosi che avete attraversato successivamente. Avete cambiato molte line-up, tu alla fine sei stato l’unico membro permanente ma allo stesso tempo non hai mai dato l’impressione che si trattasse di una dittatura di Densely.
GENTRY: All’interno degli Iceburn tutti hanno portato qualcosa. C’è sempre stata una discussione, un condividere delle idee e delle influenze, così sì, non era certo una situazione di “fallo a modo mio o sei fuori dal gruppo”. Era più una questione di “hey, perchè non proviamo questo o quest’altro!?” e poi se ne discuteva. C’erano anche dei grandi concetti dietro al fatto di suonare, quando presentavo le mie idee spesso erano accolte in modo morbido con un: “ottimo, ora proviamo ad eseguirle”. Negli ultimi anni, Iceburn_Firon_era_Change_Zine_Pix_poi, il mio filtro personale ha caratterizzato molto il lavoro definitivo, ma quel filtro era comunque influenzato dal gusto e dalle idee di tutti gli altri membri del gruppo. Quando la band ha lavorato al meglio c’è stato un mutuo rispetto, un ispirarsi reciprocamente ed uno spingersi a vicenda ad esplorare, ad espandersi e d ottenere il meglio che potevamo.

SODAPOP: Che cosa ti ha spinto a seguire un percorso musicale così poco convenzionale? Ho sempre trovato molto interessante il fatto che foste così unici, ma contemporaneamente proveniste da una città come Salt Lake dove metà della popolazione è composta da mormoni. Ricordo che studiavi jazz a scuola (o lavoravi nel dipartimento di jazz della scuola?), ma il resto del gruppo?
GENTRY: Sì, studiavo musica nell’università dello Utah: classica, avanguardia, jazz, teoria e ho finito per focalizzare i miei studi sulla composizione. Un po’ di gente mi ha incoraggiato a seguire un mio percorso, da insegnanti come Paul Banham o Pete Hines (un batterista dei Cro-Mags), che ad esempio mi ha fatto conoscere i King Crimson ed il mondo della musica progressiva. Per altro è vero, lavoravo anche nella libreria musicale per pagare le bollette ed in questo modo avevo largo accesso a registrazioni e spartiti. Anche molti degli altri ragazzi del gruppo studiavano musica in modo istituzionale o privato: ho conosciuto Greg Nielsen, il nostro sassofonista nei primi anni, proprio all’università, avevamo molte classi in comune. Doug Wright studiava contrabbasso, gli ultimi batteristi Dan Day e Chad Popple studiavano entrambi a Berkley. Ma se penso a “Chubba” Smith, il primo batterista, studiava filosofia greca e mitologia all’università e quelle idee hanno influenzato parecchio la musica come tutto il nostro modo di pensare.

SODAPOP: La maggior parte degli show che avete suonato sono stati con gruppi, locali e gente del circuito hardcore. Avete sempre avuto una solida base di fan anche in quell’ambito ma penso che abbiate disorientato parecchio l’audience. Cosa ricordi di quei giorni? Hai qualche esperienza divertente da raccontare?
GENTRY: abbiamo suonano una gran quantità di show, anche cose acustiche nel mezzo del deserto o sulle montagne o eventi nelle gallerie artistiche o nelle università, ma è vero, la maggior parte dei nostri show si sono tenuti all’interno del circuito hardcore. Ricordo che una volta in Connecticut durante il tour di Land Of Wind And Ghosts abbiamo fatto un concerto abbastanza assurdo, che praticamente rasentava il free-noise; nel bel mezzo dello show qualcuno ha gettato una ciambella di pane che mi ha colpito ed è finita sulla batteria. Il batterista a quel punto l’ha presa ed era sul punto di darle un morso, ma ci avevano pisciato sopra e ho visto che i ragazzi che l’avevano tirata stavano ridendo mentre se ne andavano, così ho tolto il cavo dalla chitarra l’ho presa con le mani come un’ascia e mi sono lanciato in mezzo al pubblico, mentre il gruppo ha continuato a suonare imperterrito, sono andato fuori e ho chiesto Iceburn_reunion_show_2007ai tipi se avevano qualche problema (sempre mentre tenevo la mia chitarra come un’ascia). Loro allora hanno fatto marcia indietro e hanno negato di essere coinvolti nel fatto, a quel punto avevo una bella dose di adrenalina e sono andato di nuovo sul palco, ho riattaccato il jack per poi iniziare ad urlare come un ossesso dentro al pick up. Alla fine è stato uno dei migliori show che abbiamo suonato in quel tour, anche a parere del pubblico presente. La gente o ci amava o ci odiava, eravamo estremi, immagino sia un po’ come ghiaccio (ice) e bruciare (burn), appunto.

SODAPOP: Seguendo le diverse evoluzioni dell’Iceburn Collective e pensando a quello che ne è seguito, ed intendo Ascend e Eagle Twin, ho avuto l’impressione che in qualche modo tu sia andato ad una specie di riscoperta delle radici del rock. E’ qualcosa che succede a molti musicisti; questo andare in profondità verso “il posto” a cui appartieni è da mettere in relazione al raggiungimento della maturità?
GENTRY: Sì, sicuramente gli Iceburn erano completamente volti ad esplorare e a spingersi oltre i propri confini musicali. L’idea di quando ti perdi nella musica è che inizi a trovare te stesso nella musica. L’ho presa da John Mclaughlin e ha preso piede attraverso i testi di Hephestus. così nella mia personale parabola musicale sono tornato indietro verso la mia radice e sì, mi è sembrato di andare più a fondo e di arricchirmi con tutto quello che avevo imparato. Questo è il posto in cui stare, sentirti a casa a tuo agio, ma allo stesso tempo aperto al resto del mondo. Penso che eventualmente tu sviluppi il tuo linguaggio e puoi ancora incorporare tutte le idee che si muovono nella tua musica, ma quando tutto esce nuovamente fuori, esce con la tua voce, ed è unica.

SODAPOP: So che, oltre a suonare, lavori nella biblioteca di un carcere. Mi sembra un lavoro interessante, puoi dirmi qualcosa a riguardo? I detenuti sanno della tua carriera musicale?
GENTRY: Sì, è un lavoro interessante e piuttosto gratificante, sei sempre l’eroe di qualcuno per il fatto di portare loro libri da leggere. Anche se non leggono propriamente li aggancio con magazine o art book che li aiuta a passare il tempo e tenere impegnata la mente. Ogni tanto c’è qualcuno che dice di avermi visto suonare a un concerto o dice al proprio compagno di cella che il bibliotecario è un bravo chitarrista o qualcosa del genere. Come puoi immaginare, mi è già capitato di vedere alcuni colleghi musicisti finire nei guai e poi in prigione per un po’. Lavoro qui da quasi dieci anni ed è bello essere continuamente circondato da libri, mi hanno dato ispirazioni per un sacco di canzoni. è stato nella libreria del carcere che ho scoperto Crow di Ted Hughes.

SODAPOP: Cosa vorresti realizzare nella musica che ancora non sei riuscito a raggiungere? C’è una “nuova direzione” nella musica? Quale?
GENTRY: È una domanda difficile, io provo sempre cose nuove e prenderò qualsiasi direzione che desidero. Ho alcune cose che faccio con gli Ascend, i miei progetti solisti e anche un nuovo progetto con mio fratello Tyler Densley (che era il cantante del Lewd Acts). Credo che l’unico obiettivo che ho riguardo alla musica sia semplicemente continuare a suonare, continuare ad amarla e a farmi trasportare dal lei e portarla dove mi sembra vera e giusta.

SODAPOP: Ti è mai capitato di soffrire di una specie di nostalgia dei vecchi tempi? Sia come ascoltatore che come musicista ti sei mai trovato a pensare “cazzo, la musica di oggi fa schifo… quella di allora era diecimila volte meglio!”?
GENTRY: Certo, mi è capitato più di una volta… Ma mi è anche capitato di pensare “Wow, c’è della roba figa che sta succedendo proprio ora”. Penso che in questi anni con la grande proliferazione dei media siamo bombardati da molta roba e il controllo sulla qualità non esiste più da un pezzo. Ci sono cose davvero buone, ma devi scavare fra montagne di merda, vera merda. Una volta per fare uscire un disco dovevi essere abbastanza bravo, piuttosto talentuoso e dedicarti alla cosa, avere una buona registrazione, cose del genere… Di questi tempi sembra tutto meno vero.

SODAPOP: Gentry, mentre Jared Russel frequenta gli ambiti dell’ambient e della musica elettronica, so che tu usi abitualmente strumenti tradizionali e sperimenti in un contesto rock. Hai mai pensato di Eagle_Twin_6-13-11__Kilby_Courtaffrontare generi al di fuori del tuo campo?
GENTRY: Ho deciso molto tempo fa che la chitarra sarebbe stato il mio strumento d’elezione, ma ciò non è assolutamente limitante. In più ho scritto musica per quartetti d’archi, orchestre, big band jazz, ensemble di fiati e cose del genere. Inoltre ho fatto installazioni noise e drone per anni, roba di cui non si ha avuto notizia al di fuori della nostra comunità artistica e musicale. Non sono cose che faccio per avere un prodotto, venderlo e andare in tour, ma semplicemente perché ho l’idea e l’ispirazione. Ne ho fatta una interessante al negozio di dischi di Jared, il Red Light, alcuni anni fa: diciassette chitarristi con gli amplificatori appesi in una stanza esagonale, che andavano in feedback reciprocamente, fece sensazione. Lo scorso anno ho fatto un installazione insieme a un’artista locale dove abbiamo appeso dei gong microfonati su delle vasche piene d’acqua poste su delle casse acustiche e regolato il riverbero in modo che i loops creassero delle increspature sulla superficie dell’acqua. Quindi sì, mi occupo di un sacco di cose, anche se di questi tempi la gente sente soprattutto quello che faccio con gli Eagle Twin.

SODAPOP: C’è qualcosa che vuoi realizzare (in musica o in generale) che non hai ancora fatto?
GENTRY: Beh, non sono mai stato in tour in Giappone. Siamo stati in Australia lo scorso anno ed è stato divertente. Però sì, ci sono ancora dei posti dove mi piacerebbe portare la mia muscia: il Giappone, la Nuova Zelanda, l’Argentina, molte parti dell’Europa.