I Rudi – Tre Pezzi Di Routine (Autoprodotto, 2013)

rudi

Bieco campanilismo. Questo rischio, parlando dell’ep de I Rudi, trio milanese sfacciatamente dedito – come la sottoscritta – a sonorità retrò (con particolare riferimento a Small Faces e Secret Affair, direi). Il sottobosco Modernista, non conosciutissimo seppur fortemente spalleggiato da uno zoccolo duro e costante di fans, non è nuovo a fornire valide formazioni degne di nota e questo sembra proprio il caso. Cover color Target, tre pezzi in lingua madre che sparlano dei tempi odierni – Nei Confini -, inneggiano ai revival sociali raccontando di ex compagni di liceo – Anna – e si candidano a diventare gradito tormentone del mio prossimo mese nonchè Canzone Col Testo Meno Romantico Ever – Routine -. A vedere che la magia viene fatta da un basso prepotente quanto morbido – Bruce Foxton docet! -, un preziosissimo suono Hammond e batteria, non ci si crede, eppure della chitarra non si sente mai la mancanza; suoni pieni e densi di giri semplici, ma riuscitissimi e coretti in pieno stile Hey-Sah-Lo-Ney degli Action o The Zombies lato più pop – ma possiamo dire anche Squire o altra gente dell’onda revival fine 70s -. Spulciando nella biografia dei tre, noto che, assieme ai fratelli Bernardi (basso e tastiere), c’è il batterista Stefano Di Niglio, già apprezzato dal vivo nei grandiosi Jane J’s Clan (dell’altrettanto grandioso Geno De Angelis, eminenza del mondo mod-soul italiano). Altro che ‘Absolute Beginners‘, insomma.