Hector’s Pets – Pet-O-Feelia (Oops Baby, 2014)

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Prendete cinque individui a metà strada tra il geek, l’hipster e il punk-rocker, radici a Austin e ora una “carriera” pronta a decollare con base di rifornimento in quel di New York. Metteteli insieme a suonare (uno addirittura chiamato a occuparsi solo di percussioni…) per un disco in uscita su un’etichetta che come logo ha un preservativo usato e mezzo pieno. Se il risultato non sarà il disco dell’anno, è comunque quello che si dice una bella bomba di disco che si muove, in maniera scafata pur essendo la prima uscita dei cari Hector’s Pets, tra power pop, melodie surf, suoni garage e tanta ironia. Quella dei testi ma anche quella che trasuda dall’attitudine “cazzara” dei cinque texani.

 
      Un cono gelato mangiato in copertina che farebbe impallidire lo squallido pseudo-giornalismo di Chi con protagonista il ministro Madia e che invece fa da apripista a undici brani trascinanti, super catchy e melodici, da appicicarsi alle orecchie in maniera morbosa ma gratificante. Prendete il secondo brano di Pet-O-Feelia (e già sul titolo si potrebbero aprire mille parentesi ai limiti del politicamente corretto) New Job: inizia con una boccaccia, uno sberleffo e si snoda accattivante tra melodie epidermiche e testi sempre simpatici e intelligenti. Il disco scorre molto bene, complice anche la sola mezzora totale, e dimostra quanto florida sia la scena power-pop attuale, capace di dare ossigeno a un suono senza tempo, che sacrifica la sperimentazione alla capacità di suonare, trovare melodie e armonie vocali immortali: Station Wagon e i suoi coretti sono solo un esempio del disco che sembra voler assemblare il meglio degli scarti della surf musica con il bubblegum pop rock, rititingeggiato dalla carica di cinque losers che si permettono di lasciare in fondo, vedi Year Of The Pets, uno dei brani migliori del disco. Un disco insulso e amorale per chi ama crogiolarsi con le ultime novità pompate dal magazine prezzolato di turno. Una boccata di aria fresca per chi avrà il coraggio di comprare un disco in vinile e metterlo sul piatto, senza intellettualismi di sorta.