The Haunting Green – Natural Extinctions (Hypnotic Dirge, 2019)

Al primo incontro con The Haunting Green, era l’epoca del single club della Final Muzik, il duo di Pordenone ci sembrò un progetto che doveva scegliere se sviluppare il lato già maturo e originale lontano da traiettorie propriamente rock o addentrarsi nelle pastoie di un post-core chitarroso e ormai morente. Di nostro avremmo ovviamente auspicato la prima soluzione, ma Natural Extinctions spiazza intraprendendo una terza via, meno originale della prima ma non sterile come la seconda: la chitarra è ancora ben presente ma priva dalla tronfia magniloquenza che caratterizza le ultime produzioni dei padrini del genere e le atmosfere si fanno non di rado rarefatte e quasi eteree. Parlare di post-core non ha in realtà alcun senso perché qui il suono è altro e gli Haunting Green dimostrano di non farsi troppi problemi di stile, preferendo lavorare di sottrazione pur non facendosi mancare la pesantezza – più suggerita con toni e dinamiche che non attraverso la distorsione – ed annullando al gerarchia fra le sei corde e la batteria, anch’essa strumento espressivo e non semplicemente ritmico; la voce invece compare solo a tratti e si sovrappone a una musica che appare per sua natura strumentale. le sette composizione del disco narrano una storia di caduta e dissolvenza, che dalla furia di Natural Extinctions e The Void Above – prima parte praticamente black metal, finale alla Neurosis debitamente depurati degli eccessi chitarristici – ci porta, in un crescendo emotivo, dalla brutale Where Nothing Grows, al passaggio di stato dell’epica Rites Of Passage fino a una Luminous Lifeforms che è puro lirismo. In quasi 50 minuti di musica non sempre l’attenzione si mantiene viva, in particolare durante alcuni passaggi duri un po’ risaputi, ma a far pendere la bilancia nettamente in positivo sono diversi momenti di autentico trasporto, che toccano l’apice nei tre brani che chiudono un lavoro sicuramente riuscito. La musica ancestrale e panteistica degli Haunting Green è tuttavia un universo in espansione e l’idea che suggerisce, fra gli ultimi fuochi di generi superati e aperture verso orizzonti ancora da definire, è che non ci si fermerà qua.