Haulin’Ass – Towards Which Future (Vacation House, 2009)

haulinass

Mutando appena-appena il campione (La Dolce Vita, direi) che chiude il disco, verrebbe da dire agli Haulin'Ass che “dovrebbero riuscire ad amarlo tanto, l’hardcore, da vivere fuori dal tempo, distaccati”…
Eh sì, perché l’HC, come tutto ciò che è sorprendentemente capace di distillar bellezza dalla semplicità, può forse evolvere (ovviamente: è l’idea stessa di “semplicità”, a evolvere…) ma mal sopporta la temporaneità futile di mode e contaminazioni, che ne inquinano la caratteristica forza cristallina. In Towards Which Future, il genere diventa una sorta di contenitore-pretesto: le secche cavalcate ritmiche (strasentite ma, intendiamoci, comunque di pregevole fattura: il disco è davvero ben prodotto e saprà farsi amare, specie dalla fascia più giovane degli estimatori del genere) danno l’impressione d’esser buttate lì solo per riempire i buchi tra (addirittura!) vetusti riffoni metal(core), aperture melodiche di scuola nu-metal (spesso, come da copione, piazzate in momenti di tensione trattenuta…) e, in generale, soluzioni crossover di (molto) varia provenienza ed ispirazione.
Per farla breve, Human After All mi pare il pezzo che meglio riassume l’intero ciddì, capace com’è di oscillare tra il peggio-veramente-peggio (la parte iniziale: terribile) e il meglio (la coda: inaspettatamente davvero ottima). Un paio di consigli per il frontman, potenzialmente capace di fare davvero la differenza: privilegi l’italiano (Lei Regina!!), e si lasci scivolare senza freni né remore alcune nella sanissima isteria della punkitudine, che in lui percepisco ribollente e a stento trattenuta nelle rigide quanto impersonali pose di metallica provenienza. “Scriviamo soltanto parole di sangue, di fuoco e di luce!”