Gravetemplars + Marco Fusinato – 26/10/10 Toff In Town (Melbourne)

gravetemplarslivetoff1

L'ultimo concerto australiano è di nuovo al Toff In Town, dove questa volta andiamo per vedere Gravetemplars, nella formazione con cui suona dal vivo Stephen O'Malley ogni volta che passa in Australia, ovvero Oren Ambarchi alla chitarra e Matt "Skitz" Sanders alla batteria. Inoltre siamo anche molto interessati a vedere l'altro melbournian Marco Fusinato sul palco per il suo set in apertura, così ci piazziamo al bar in anticipo in attesa dell'inizio dei concerti.
Marco Fusinato sale sul palco con la sua chitarra e un tavolino con gli effetti, cominciando a fare un sacco di rumore appena sfiora la chitarra: in effetti dagli amplificatori non esce il suono delle corde pizzicate, ma solo quello del contatto tra le corde stesse e le dita, distorto alla follia; il gioco all'inizio è un po' noioso, tutto un susseguirsi di scricchiolii e ronzii, anche se sul finale si fa più interessante grazie a qualche sovrapposizione di suoni: alla fine però lo spettacolo non è interessante come ci aspettavamo, dato che qui a Melbourne questo nome è molto considerato. Dopo il cambio palco salgono in cattedra i Gravetemplars e attaccano a volume altissimo con un brano super doom dove Ambarchi conduce le danze e O'Malley accompagna; subito ci accorgiamo che il batterista non è assolutamente all'altezza, dato che il suo contributo si limita a qualche spaesato colpo di batteria… scopriamo quindi che Skitz è ammalato e questo tizio è un tragico sostituto dell'ultimo momento: poco male in realtà perché i volumi sono così alti che la batteria quasi non si sente! Il pezzo però si interrompe improvvisamente con O'Malley che lamenta problemi di amplificazione: parte quindi un interminabile siparietto da metallaro becero, con Stephen sul palco che parla con gli accoliti delle prime file bullandosi di come si deve accordare la chitarra baritono piuttosto che di come si devono tenere gli ampli… gravetemplarslivetoff2una scena pietosa che avremmo volentieri evitato, sembra di essere ad uno show di Beavis And Butthead! Impressione confermata alla ripartenza del concerto dove l'americano, evidentemente inorgoglito dalla sua strumentazione messa a puntino, alza ancora i volumi ai limiti dell'inudibile e ci propina una decina di note in quaranta minuti, come una prova di accordatura dalla durata infinita: Ambarchi lo segue senza mettere alcuna iniziativa personale e il batterista scompare completamente dal punto di vista sonoro, coperto completamente dalle basse vibrazioni; siamo avvolti da un continuo fluire di basse frequenze distorte che però non riescono a trasmettermi alcuna emozione e tranne che per i metallari alle prime file la sensazione sembra ampiamente condivisa tra il pubblico. Il concerto finisce e nonostante i tappi per le orecchie nella nostra testa rimbombano ronzii per giorni, ricordo di una serata non proprio esaltante: sembra che a O'Malley il gioco funzioni quando dà spago ai suoi collaboratori (sempre scelti con cura: Ambarchi, Pita, Plotkin tra gli altri) ma quando sale in cattedra come un Yngwie Malmsteen del doom non è molto interessante o divertente.