Golden Gurls – Typo Magic (Damnably, 2013)

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Non saprei dire se il nome è una storpiatura di una vecchia serie televisiva statunitense ma certo è che il trio di Baltimora, attivo dal 2009, butta un bel macigno nel mio stagno quotidiano. Typo Magic fa paura perchè sembra uscito nel 1993 e, sentite due canzoni (ascoltare lo streaming qui sotto per la riprova immediata), riprende esattamente sia da quelle chitarre melodiche e fuzzy, quasi da plagio nei confronti dei Pavement più grezzi (Tidal) oppure, fate voi, dagli attacchi alla Dinosaur Jr (Kid Tested, Providence). E non manca pure una notevole sensibilità pop sottotono alla Sebadoh e Seam (I Can See the City o Excited) o spigolosa alla Polvo (Uphill Fight) che, davvero, proprio si sentiva solo nelle produzioni lo fi di vent’anni fa. E mi sto contenendo coi riferimenti sennò citavo pure qualche album del Thurston Moore più in forma (un disco su tutti: Psychic Hearts) o degli Swirlies. Ti chiedi quanto lavoro ci sia dietro nel riprendere esattamente non solo quei suoni, ma pure quell’estetica: la copertina, ambientata in uno scantinato tra sedie e scatoloni, che ritrae un ragazzo letteralmente assalito dai mangianastri, rimanda inevitabilemente a quella retro e fatta in casa inserita nel disco Bubble And Scrape con le foto ricordo di un Lou Barlow bambino in cantina tra scatoloni, pneumatici e un deambulatore. Più che un’operazione da revival artificioso come potrebbero offrire band plasticose e catchy come Yuck o The History Of Apple Pie (artificiose anche perchè inglesi) qui, davvero, si sente la passione di chi è cresciuto con questi suoni a stelle e strisce e con la batteria veloce fatta col fusto del Dixan. Operazione nostalgia tipica di Damnably solo per i fans del genere, certo, ma col recensore di turno si sfonda ancora una volta una porta aperta.